Udienza in Cassazione del processo a Massimo Ponzoni e agli altri della sua “squadra”. Data fissata al prossimo primo aprile, dopo che, a fine febbraio, di quest’anno, scadevano i termini per presentare il ricorso alla Suprema Corte. Tempi brevi, in considerazione dei consueti ritmi della giustizia, a scongiurare la possibilità che su certi reati cada la prescrizione.
Le accuse principali riguardano presunti reati di corruzione, relative al presunto scambio di favori tra privati e e politici prima dell’approvazione del Pgt di Desio, avvenuta nel 2009. A queste si aggiungono, nei confronti del desiano Ponzoni, altre contestazioni di bancarotta, dopo il fallimento di alcune società immobiliari riferibili all’ex coordinatore provinciale del Pdl, nonché ex assessore regionale all’ambiente. Vicende che hanno portato alla condanna di Ponzoni a 10 anni e mezzo di reclusione, in primo grado, successivamente diminuita a 5 dai giudici della seconda sezione della Corte d’Appello, che hanno abbassato da 5 a 3 anni anche la pena pronunciata nei confronti di Antonino Brambilla, ex assessore all’urbanistica.
I magistrati di secondo grado avevano confermato la condanna (con diminuzione della pena) all’uomo d’affari Filippo Duzioni, e assolto l’ex sindaco Franco Riva e l’ex direttore tecnico del comune Rosario Perri. Nelle motivazioni della pronuncia di secondo grado, i giudici avevano riconosciuto una certa “capacità di influenza” del desiano Massimo Ponzoni sulla “attività amministrativa dei due pubblici ufficiali Brambilla e Perri”, almeno in “linea generale”, oltre ad una certa “contiguità fra Ponzoni Perri e Brambilla”. Ma la sentenza dei giudici monzesi, che in primo grado avevano inflitto 10 anni e mezzo di carcere all’ex giovane rampante della politica lombarda Ponzoni, secondo la corte d’Appello si sarebbe basata in prevalenza su “elementi indiziari”, e non su “prove dirette” della corruzione fra pubblici ufficiali e privati.