«In merito alla notizia dell’anziano morto sabato 8 settembre all’ospedale di Desio (Monza-Brianza), i cui esami specifici hanno evidenziato, in un quadro clinico compromesso, la positività degli accertamenti per legionella, si precisa che non sussiste alcuna connessione con i casi di polmonite registrati a Brescia, ma purtroppo rientra nella normale casistica annuale. No a psicosi». Lo ha detto l’assessore al Welfare della Regione Lombardia Giulio Gallera in merito alla notizia della morte per legionella all’ospedale di Desio di un lecchese di 82 anni trasportato in Brianza in condizioni già gravi.
LEGGI Desio, morto lecchese ricoverato con diagnosi di polmonite per legionella
LEGGI Polmonite nel Bresciano: uomo di 29 anni ricoverato al San Gerardo di Monza
«In Lombardia – ha spiegato Gallera – ogni anno si registra un determinato numero di casi di legionella che colpiscono principalmente persone con quadri clinici complessi o esposte a determinati fattori di rischio. I casi di legionella sono stati 625 nel 2018, 633 nel 2017, 474 nel 2016, 491 nel 2015. Mentre i decessi sono stati 52 nel 2018, 60 nel 2017, 44 nel 2016, 50 nel 2015».
Cos’è e prevenzione. La legionella è una infezione causata da un batterio (ne esistono una cinquantina di specie diverse) che attacca le vie respiratorie. Si sviluppa nei bacini idrici e colpisce attraverso il vapore acqueo infetto, se respirato. Il batterio non resiste a temperature inferiori a 25 gradi e superiori a 55.
“Le legionelle sono presenti negli ambienti acquatici naturali e artificiali: acque sorgive, comprese quelle termali, fiumi, laghi, fanghi, ecc – spiega l’Istituto superiore di Sanità – Da questi ambienti raggiungono quelli artificiali, come condotte cittadine e impianti idrici degli edifici, quali serbatoi, tubature, fontane e piscine, che possono agire come amplificatori e disseminatori del microrganismo, creando una potenziale situazione di rischio per la salute umana”.
La prevenzione delle infezioni si basa essenzialmente sulla corretta progettazione e realizzazione degli impianti tecnologici che comportano un riscaldamento dell’acqua e/o la sua nebulizzazione (impianti a rischio). Quindi prevedere una corretta progettazione e realizzazione delle reti idriche, evitare le formazioni di ristagni, limitando la lunghezza delle tubazioni e le tubazioni con terminali ciechi o senza circolazione dell’acqua, preferire sistemi istantanei di produzione dell’acqua calda ai sistemi che prevendono serbatoi di accumulo, effettuare una corretta manuntenzione e pulizia di impianti con filtri e serbatoi.
Non c’è rischio per l’uso dell’acqua per uso alimentare.