In vicolo Pretorio la pietra d’inciampo che ricorda Piero Radaelli (22 settembre 1923 – 16 aprile 1944). Il manufatto è stato posato giovedì 27 gennaio, Giorno della Memoria, davanti alla casa dove il giovane veranese è nato e cresciuto e dove non ha mai fatto ritorno. «Piero è per noi un esempio perché ha avuto il coraggio di combattere contro ciò che riteneva ingiusto» ha detto Federica Siciliano, sindaco del Consiglio comunale dei ragazzi e delle ragazze, che ha partecipato alla benedizione della pietra coi compagni della classe 3’B.
«Piero per i suoi carnefici era un numero, per noi invece era una persona» ha sottolineato il sindaco di Verano Brianza Samuele Consonni. Alla cerimonia hanno partecipato i parenti del deportato tra cui la nipote Emanuela Radaelli. La targa che racconta lo storia del veranese morto di tubercolosi polmonare nel Reserve Lazzaret di Zeithain dove era il prigioniero 243232 è stata benedetta dal parroco don Luca Piazzola.
«La memoria non è solo un esercizio della mente – ha aggiunto il parroco – Fare memoria significa anche agire perché non accada più quello che è accaduto, seminare qualcosa che non sia odio ma accoglienza e accettazione del diverso». Piero Radelli riposa oggi nel cimitero di Verano Brianza, il 3 novembre 1991 i suoi resti furono trasferiti, grazie all’indefessa opera di ricerca del fratello Giuseppe, prima nel Sacrario Militare di Redipuglia quindi a Milano e infine tumulate in paese all’interno della tomba dei genitori.