Piazza che vai, ora che trovi: a Monza gli orologi sono tutti sballati

Meglio non fidarsi degli orologi pubblici per contare sulla puntualità, a Monza: difficile trovarne uno che dica la verità. E non si tratta solo di pochi minuti. Piccolo viaggio nella città dei tanti, troppi fusi orari.
L’orologio di largo IV novembre
L’orologio di largo IV novembre Fabrizio Radaelli

Secondo Einstein il tempo è un’illusione. E Stephen Hawking, riferendosi alla teoria della relatività, afferma che non esiste un unico tempo assoluto: ogni singolo individuo ne possiede una propria personale misura, che dipende da dove si trova e da come si sta muovendo.

È stato necessario scomodare i due più grandi geni della fisica dell’età contemporanea per districare i nodi di uno dei più spinosi problemi inerenti la dimensione spazio-temporale della città di Monza. Perché se so che la misura del tempo dipende unicamente da me che mi muovo in bicicletta lungo via Cavallotti, allora diventa subito chiara l’assurdità della pretesa: trovare orologi pubblici che mi dicano in che – a questo punto illusoria e ipotetica – ora della giornata ci si trovi davvero.

E questo, ovviamente, genera ripercussioni non di poco conto sulla serie di attività da svolgere nel corso delle 24 ore – che poi, saranno 24 per davvero? Poniamo il caso di voler andare al cinema, al Metropol, e di fare affidamento alle lancette che svettano poco dopo l’incrocio con via Umberto Cagni: da un lato segnano irrimediabilmente le 10.45 (a.m. o p.m. è una distinzione che poco importa ormai, una sottigliezza da saputelli che non sarà il caso pià di considerare), dall’altro le 11.30. E le 9.30 di inizio del mio film quando arrivano? Forse, a questo punto sarebbe meglio proiettarlo a ciclo continuo. E sarebbe meglio proseguire.

Altre lancette all’incrocio con via Vittorio Veneto. Attenzione: da un lato l’orario dell’orologio combacia con quello al polso. Due indizi sono una coincidenza, lo diceva una maestra del giallo come Agatha Christie, e tre indizi fanno una prova. Se l’orario dovesse risultare lo stesso anche sull’altro lato del tabellone, si potrebbe iniziare a mettere un punto fermo. E invece no, arrivano delle inaspettate 11.45.

Inutile desistere e allora via verso l’incrocio con via San Gottardo: sul retro sono le 4.41. In poche centinaia di metri sono passati in rassegna immobile cinque fusi orari, da un capo all’altro di via Cavallotti c’è una differenza uguale a quella che si può calcolare tra Monza e le Maldive. Uao. E all’incrocio con via Manzoni ci si accorge di essersi spinti ancora più in là, sono le 5.50: praticamente è come essere a Calcutta. Una sosta in piazza IV Novembre, con le sue 6.46, lasciano intendere di aver raggiunto i paesi che vedono nascere il sole.

La piazza del tribunale, però, assesta un secco colpo indietro alle lancette: da un lato segna le 2.16, dall’altro la stessa ora dell’orologio al polso. Sono necessari punti fermi. Capitolo all’incrocio tra via Cristoforo Colombo, vicolo Molini e spalto Santa Maddalena: entrambi i lati dello stesso quadrante sono concordi nell’affermare la stessa ora, il caso ha voluto che fossero le 4.30.

Leggo lo stesso orario al polso. Con la stessa rapidità con cui il Bianconiglio di Alice corre, piedi sui pedali in salita verso il Duomo e il palazzo del comune. I centri del potere spirituale e temporale ticchettano all’unisono le 4.31: scacciano la relatività e ristabiliscono l’ordine. Qualche volta vale la pena fidarsi.