«Perché su Trenord le regole si fanno rispettare solo quando le infrangono i deboli?»

Un lettore scrive al Cittadino per raccontare un episodio a cui ha assistito sul Besanino e chiede: perché le regole non vengono fatte rispettare a tutti?
Un treno della linea Monza-Molteno-Oggiono
Un treno della linea Monza-Molteno-Oggiono

C’è chi paga sempre, c’è chi non paga mai. Nemmeno nelle conseguenze. È l’amara conclusione di un lettore (che si definisce “un pendolare che rappresenta sicuramente la voce di molta gente onesta”) dopo avere assistito a una serie di episodi negli anni ha deciso di scrivere al Cittadino per raccontare l’ultima giornata su un treno lombardo. Ecco la sua testimonianza.

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Perché su Trenord le regole si fanno rispettare solo quando le infrangono i deboli? Sono un pendolare e ho avuto il (dis)piacere di viaggiare anche oggi sul Besanino. Come sempre, a Porta Garibaldi salgono tanti ragazzi e aitanti giovanotti, molti di loro senza biglietto (quando sei pendolare, intuisci a colpo d’occhio chi non paga) e – in molti casi – anche sfacciatamente senza mascherina, i piedi immancabilmente poggiati sul sedile davanti, neanche fossero a casa propria.

Questi bei soggetti (spesso e volentieri… brianzolissimi!) infrangono così uno, due o ben tre divieti, eppure del controllore neanche l’ombra. Scendono senza problemi dove devono: che sia Sesto, Monza, Villasanta o Besana…

Besana, già, quando il treno è praticamente vuoto ecco che compare lui: il controllore. Ma grazie tante, penso. Finalmente si decide a controllare e trova una badante senza biglietto. Giustamente la multa e in merito non ho proprio niente da ridire: chi sbaglia paga. Però non posso fare a meno di chiedermi perché anche tra chi sbaglia ci debba essere discriminazione.

Se sbagli e sei debole, ti prendono subito. Se sbagli e sei uno sbruffone, un perdigiorno tutto tatuato e coi bicipiti in mostra, puoi fare quello che vuoi perché tutto ti è concesso, tutti ti devono, ma tu agli altri non devi nulla. Il controllore ha (giustamente) paura di te. Come non dargli torto, al controllore, se una settimana sì e una no finisce al PS per aver incassato calci e pugni?

Da qui alcuni quesiti per la gente per bene, per quella che spende 108€ di regionale al mese, o anche soltanto 4€ per fare “Veduggio – P.ta Garibaldi” una volta ogni tanto. Ma sono quesiti anche per l’AD di Trenord sig. Piuri, per l’assessore regionale ai trasporti sig.ra Terzi, per il governatore Fontana, finanche per la nostra ministra della Giustizia sig.ra Cartabia, le forze dell’ordine, i giudici, i magistrati.

Tutto quanto di cui sopra è davvero giusto? Come si fa a credere nella giustizia di uno Stato che conosce queste cose e non fa niente di niente per evitarle? Perché i controllori non possono difendersi? Perché non hanno strumenti di difesa personale? Non parlo di pistole – ci mancherebbe, sarà un’illusione infantile, ma sogno da sempre un mondo dove le armi non vengono più prodotte – basterebbero strumenti più innocui che però permettano loro, poveri diavoli a cui tocca il lavoro sporco – di svolgere la propria mansione con serietà e – davvero – recando giustizia. I furbi ci saranno sempre, e la giustizia è un’illusione, è vero, ma sarebbe anche bello che chi non paga il biglietto, ne paga davvero le conseguenze. Un controllore, anche dotato di un semplice spray al peperoncino da spruzzare sugli occhi allo sbruffone che si rifiuta con violenza di mettere la mascherina – in attesa delle forze dell’ordine – sarebbe già qualcosa. Perché siamo anche stufi – noi che paghiamo, noi che ci copriamo la bocca, noi che teniamo i piedi per terra – di vedere tanto menefreghismo e tanta strafottenza da parte di soggetti perditempo che – birretta a una mano, sigaretta o canna nell’altra – si credono padroni del mondo.

Quest’estate sono stato in Lettonia e sui treni lettoni il controllore – che, va precisato, era spesso una donna di mezz’età – passava avanti e indietro per i vagoni a controllare (anche più volte lo stesso passeggero) durante l’intera durata del viaggio. In Italia invece i controllori hanno paura di svolgere il proprio lavoro. A meno che il passeggero non sia una badante ucraina.

Un grazie alla (in)giustizia à l’italienne.