«Da papa Francesco abbiamo imparato a diventare francescani nell’oggi, ha saputo interpretare e spiegarci con le azioni cosa significa nei nostri giorni seguire l’insegnamento di san Francesco».
È colmo di gratitudine il ricordo di frate Alberto Tosini, guardiano della comunità francescana di Santa Maria delle Grazie a Monza, che non ha mai incontrato di persona papa Bergoglio, ma che lo ha sempre sentito parte della famiglia francescana. Fin da quel nome scelto a dispetto del suo essere gesuita.
Papa Francesco: il ricordo di frate Alberto Tosini, guardiano della comunità francescana di Santa Maria delle Grazie a Monza
«Quando ha comunicato che si sarebbe chiamato Francesco per noi è stata una gioia incredibile, siamo subito diventati più che tifosi del pontefice argentino – racconta divertito frate Alberto – Come francescani abbiamo fin da subito trovato un papa che sapeva interpretare le parole di san Francesco molto meglio di noi. La tematica dei fratelli tutti, l’attenzione ai migranti, le visite pastorali ai confini del mondo sono stati tutti gesti concreti di cura per i poveri e i dimenticati, proprio come faceva san Francesco con i lebbrosi. Penso sia stato questo il vertice del pontificato di Bergoglio e della sua pastorale. Il rischio, anche per noi frati, era quello di lasciare la spiritualità francescana tra le pagine del passato. Papa Francesco invece ha calato nell’oggi quelle parole e i gesti del santo di Assisi. Davvero questo papa ci ha insegnato ad essere francescani».
Il 25 marzo 2017, il giorno della visita di papa Francesco a Monza, frate Tosini era impegnato con le celebrazioni per la festa del santuario, dedicato all’annunciazione di Maria. Era arrivato a Monza solo sei mesi prima e quella fu la prima festa patronale che organizzò, proprio durante la storica visita papale.
«Fin dalle 7 di mattina ho visto decine e decine di persone diventate poi migliaia nel corso della giornata, entrare dalla porticina che si affaccia nel parco, accanto al santuario. Un fiume ininterrotto di gente che andava verso il prato per assistere alla messa».
Tra i protagonisti di quello storico allestimento dentro il parco ci fu anche una copia fedelissima della tela custodita sull’altare maggiore del santuario. «La Soprintendenza vietò di spostare l’originale e così venne realizzata una copia che fu poi posizionata sull’altare dove il papa avrebbe celebrato. Una volta finita la visita, quando gli operai smontarono il palco, l’edicola che conteneva la riproduzione dell’annunciazione ci venne consegnata e ancora oggi la custodiamo sotto il tendone della preghiera. Per noi quell’immagine che fu incensata da papa Francesco è un ricordo bellissimo di quel giorno».