Nova Milanese: “Mio fratello morto con Borsellino, non sapevamo fosse nella scorta”

Giusi Traina ricorda il fratello Claudio morto nel 1992 nella strage di via D'Amelio, aveva 26 anni: "Non riesco a perdonare"
Claudio Traina

«Io non riesco a perdonare. Sono passati trent’anni, ma non ci riesco. Come si fa? Ho perso un fratello». A parlare è Giusi Traina, sorella maggiore di Claudio Traina, uno degli agenti della scorta di Paolo Borsellino, vittima dell’attentato di via D’Amelio il 19 luglio del 1992. Claudio aveva 26 anni, ne avrebbe compiuti 27 il 2 settembre. Aveva voluto seguire le orme del fratello maggiore Luciano che era entrato in Polizia e lavorava in Questura a Palermo.

Nova, Giusi ricorda il fratello morto a Palermo nel 1992

«Claudio – ha ricordato la sorella – aveva frequentato il corso ad Alessandria. Concluso il corso era stato assegnato prima a Milano, poi a Sesto San Giovanni, quindi avevo chiesto il trasferimento. Il primo anno rinunciò a trasferirsi, poi decise di accettare e andò a Palermo dove abitava tutta la nostra famiglia». E ha proseguito: «Noi non sapevamo che fosse entrato a far parte della scorta di Borsellino, mio fratello Luciano era riuscito a convincerlo una prima volta a desistere, ma Claudio non cambiò idea e vi entrò. L’unico che lo sapeva era Luciano, forse per non farci preoccupare, per non metterci in pericolo».

Giusi Traina

Claudio era l’ultimo di sei fratelli, Giusi la penultima. «Era venuto ad abitare da me per qualche tempo quando aveva concluso l’Accademia, all’epoca abitavo a Cinisello, da 25 anni sono ormai a Nova. Eravamo molto legati». E ha aggiunto: «Non dimenticherò mai quel giornoha continuato Giusi, con il nodo in gola anche dopo trenta anni – stavo preparando una minestrina per mio figlio quando in televisione hanno dato la notizia dell’attentato. Ho sentito il nome di Claudio. Mi si è gelato il sangue. Non ho capito più niente…Tempo qualche ora mi sono trovata la casa piena di gente».

Nova, morto in via D’Amelio: “Quella mattina andò a pescare”

Giusi, così come la mamma e gli altri fratelli non sapevano che Claudio fosse entrato a far parte della scorta del giudice Borsellino. «Quella stessa mattina del 19 luglio – ha proseguito nel ricordo Giusi Traina – Claudio era andato a pescare con l’altro mio fratello Luciano, gli aveva detto che doveva rientrare per mezzogiorno perché avrebbe dovuto prendere servizio». Alle 16,59 di quella maledetta domenica, 58 giorni dopo la strage di Capaci, la mafia aveva colpito ancora al cuore della giustizia. «Mio fratello Luciano andò sul luogo della strage – ha proseguito commossa Giusi – più tardi ci avrebbe detto che di Claudio non era rimasto più nulla». Claudio aveva 26 anni, suo figlio aveva soltanto tredici mesi. Di Claudio rimane il ricordo, indelebile, nei suoi cari, ma non solo. Lui con Agostino, Vincenzo, Walter ed Emanuela, per chi non vuole piegarsi alla mafia, sono gli eroi meno noti di quella lotta che nella famiglia Traina continua ancora oggi con il nipote, il figlio di Luciano, anch’egli in Polizia.