Un quarto di secolo fa il trapianto all’ospedale di Niguarda, quando aveva 54 anni. E oggi il presidente onorario dell’Aido cittadina si racconta.
Era la mezzanotte dell’11 settembre quando squillò il telefono di casa. La chiamata arrivava dall’ospedale Niguarda. Annunciava a Enzo Granà che era arrivato il cuore atteso da sette mesi. Avrebbe dovuto prendere una decisione in pochi minuti per sottoporsi al trapianto al più presto, nelle primissime ore del giorno successivo.
Da quella telefonata sono trascorsi 25 anni. Un quarto di secolo con un cuore nuovo. Un traguardo che forse all’epoca era impensabile, auspicabile ma senza alcuna garanzia. «Dovetti prendere la decisione in pochissimi minuti: entro tre ore mi sarei dovuto sottoporre al trapianto» racconta Granà, classe ‘36 «guardai mia moglie Carmela, le mie figlie Cinzia, Roberta e Silvia e preparai la borsa per andare in ospedale, la paura non mancava, ma erano sette mesi che aspettavo».
Il 12 settembre del 1990 Enzo Granà aveva un cuore nuovo. Un cuore donato dai familiari di una donna di Agrigento «Questo è tutto quello che ho saputo e non ho mai voluto andare oltre, per rispetto dei familiari della donna donatrice». Un intervento, quello a cui si è sottoposto Enzo Granà necessario per risolvere il suo problema: una cardiopatia dilatativa al ventricolo sinistro. Non aveva mai subito infarti, ma il problema, a detta dei medici, addirittura congenito, creava un notevole affaticamento.
Così da quel 12 settembre del 1990 per Enzo Granà iniziava una vita nuova. «In realtà» afferma ancora Granà, presidente onorario della sezione novese dell’Aido che ha contribuito a riattivare «la mia vita non è cambiata, giusto il tempo della convalescenza e ho ripreso a lavorare nel mio negozio di ortofrutta che avevo in via Garibaldi e quando nel ’99 decisi di chiuderla perché oramai non era più redditizia non mi fermai, avevo 63 anni, inviai il mio curriculum ad una delle palestre più importanti dell’epoca, la Francesco Conti e continuai a lavorare per altri sette anni».
Quando si sottopose al trapianto aveva 54 anni Enzo Granà, arrivato a Nova da Monreale nell’agosto del ’59 a ventidue anni; il prossimo 1 ottobre di anni Enzo ne compirà 79. Qualche acciacco non manca, l’uso di farmaci salvavita, si sa, accelerano l’invecchiamento ma Enzo Granà non può che essere soddisfatto del traguardo raggiunto con un unico rammarico: non poter festeggiare con la moglie Carmela venuta a mancare l’anno scorso.
«Mia moglie è stata fondamentale» sottolinea Granà non senza commozione «mi ha dato la forza durante la malattia mi ha sostenuto durante la convalescenza e si è presa cura di me e delle nostre figlie sempre». E non manca un pensiero di gratitudine anche per i novesi che l’hanno sempre sostenuto durante l’attività sul territorio.