Per tutti era il vigile Malvezzi. Attento, scrupoloso e rigoroso nello svolgimento delle sue mansioni. Un uomo dai sani principi e dal cuore grande. Classe 1933, è venuto a mancare lunedì 20 marzo. Di origini mantovane, aveva un nome davvero originale, Assirto, ma per tutti era semplicemente Sirto, o meglio ancora “il vigile Malvezzi”. Era entrato in Comune grazie all’allora sindaco Carlo Fedeli, correva l’anno 1960 e Sirto Malvezzi iniziò come messo comunale. Era esattamente l’1 aprile, data che ricordava con affetto, orgoglioso del suo lavoro. Qualche anno più tardi, nel 1965, gli fu offerto di entrare nel Corpo dei vigili urbani. Accettò volentieri, indossò con orgoglio e fierezza la sua divisa per quindici anni, ma non solo: il vigile Malvezzi fu il primo vigile in moto.
Nova Milanese: un uomo che amava lavoro e famiglia
«A lui piaceva molto fare il vigile, amava il suo lavoro -ha commentato Roberto, uno dei sei figli-, ma avendo una famiglia numerosa, dopo 15 anni di servizio, ha preferito il lavoro in ufficio, che gli garantiva orari più conciliabili con l’impegno familiare». Ha proseguito il suo servizio in Comune fino al 1987, quando è andato in pensione. «Era molto rigoroso nello svolgimento del suo lavoro -ha proseguito Roberto-, non faceva mai distinzione di alcun tipo e trattava tutti allo stesso modo, facendo rispettare le regole». Rigoroso ma anche generoso. Potendo, dava sempre una mano a chi aveva bisogno.
Nova Milanese: i ricordi di chi ha conosciuto Malvezzi
Malvezzi amava il suo lavoro, ma ancor di più la bellissima famiglia che aveva creato con l’amata moglie Antonia, venuta a mancare nel marzo del 2020. Per anni erano stati i custodi del Comune nella palazzina di via Madonnina, poi Sirto ha preferito comprare una casa più ampia per la sua numerosa famiglia e la moglie Antonia iniziò a lavorare come bidella nell’asilo di via Giussani, gestito dalle Madri Canossiane. Due persone dal cuore grande. «Una persona splendida, a modo, sempre sorridente e con una buona parola -ha ricordato Roberta Marabese-. Lui era il vigile in moto, quando lavorava con la sua serietà metteva molto in soggezione, uomo d’altri tempi. Attento ai doveri e quando doveva multare qualcuno non guardava in faccia a nessuno. Quando lo incontravo, aveva sempre quel bel sorriso e mi salutava come se fossi una sua parente». «Abbiamo lavorato insieme in municipio a Nova alla fine degli anni Settanta -ha sottolineato Mauro Figini– e la nostra amicizia e stima reciproca è continuata negli anni. Era una persona sensibile, buona e sempre pronta ad aiutare chi aveva bisogno».