“Neuro-Covid Italy”, lo studio monzese su 2mila pazienti con 160 neurologi in prima linea

"Neuro-Covid Italy" è lo studio monzese sulle complicanze neurologiche di Covid-19 che ha coinvolto 39 unità operative, 2mila pazienti e 160 neurologi.
MONZA ospedale
L’ospedale San Gerardo di Monza Fabrizio Radaelli

Uno studio sui disturbi neurologici associati all’infezione da Covid-19, recentemente pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Neurology, giornale ufficiale della American Academy of Neurology, ha visto protagonista la Fondazione Irccs San Gerardo dei Tintori di Monza.

“Neuro-Covid Italy”, 38 unità operative in Italia e San Marino: studio coordinato da Università di Milano-Bicocca

Lo studio denominato “Neuro-Covid Italy”, promosso dalla Società Italiana di Neurologia (SIN), ha coinvolto all’atto pratico 38 unità operative di Neurologia in Italia e San Marino ed è stato coordinato dal professor Carlo Ferrarese, direttore della Clinica Neurologica dell’Università di Milano-Bicocca nel nosocomio monzese.

“Neuro-Covid Italy”, i disturbi analizzati su 2mila pazienti seguiti fino a sei mesi dopo la diagnosi

I disturbi neurologici – sintomi e malattie diverse che vanno dall’encefalopatia acuta fino all’ictus ischemico, all’emorragia cerebrale e alla cefalea cronica– sono tra gli aspetti più allarmanti e meno compresi della recente pandemia.

Su quasi 53mila pazienti ospedalizzati per Covid-19, circa 2mila erano affetti da disturbi neuro-Covid e sono stati seguiti per almeno 6 mesi dopo la diagnosi, per analizzare l’evoluzione dei disturbi. Oltre 160 i neurologi impegnati in prima linea.

“Neuro-Covid Italy”, il primo autore dello studio: «Gradualmente meno frequenti a ogni successiva ondata pandemica»

Il dottor Simone Beretta, neurologo del San Gerardo, primo autore dello studio, ha sottolineato l’importanza dei risultati ottenuti: «Un primo dato rilevante è che i disturbi neuro-Covid sono diventati gradualmente meno frequenti ad ogni successiva ondata pandemica, passando da circa l’8% della prima ondata a circa il 3% della terza ondata. Questo indipendentemente dalla severità respiratoria del virus e prima dell’arrivo dei vaccini. La ragione più probabile della riduzione sembra quindi legata alle varianti stesse del virus, che passando da quella originale di Wuhan fino a Delta hanno reso il virus meno pericoloso per il sistema nervoso. Con la variante Omicron e l’uso dei vaccini, la situazione è andata ulteriormente migliorando e i disturbi neuro-Covid sono ora diventati molto rari».

“Neuro-Covid Italy”: «In circa il 30% dei pazienti i sintomi sono durati oltre i 6 mesi dall’infezione»

Un secondo dato, riguarda il recupero neurologico nei mesi successivi all’infezione. «In oltre il 60% dei pazienti – ha evidenziato il professor Ferraresec’è stato una risoluzione completa dei sintomi neurologici oppure la persistenza di sintomi lievi, che non impediscono le attività della vita quotidiana. Questa percentuale arriva a oltre il 70% per i pazienti tra i 18 e i 64 anni ma non va dimenticato che in circa il 30% dei pazienti, i sintomi neurologici sono durati oltre i 6 mesi dall’infezione, soprattutto per coloro che hanno avuto un ictus associato all’infezione da Covid, che nelle prime ondate sono stati gravati anche da una elevata mortalità intraospedaliera. Ma anche per i disturbi cognitivi, della concentrazione e della memoria, la risoluzione dei sintomi è stata molto più lenta rispetto ad altre condizioni neurologiche, tanto da rientrare in quella che è stata chiamata sindrome long-Covid che viene seguita in molti centri».