Il primato, a Monza, resterebbe sempre al campanile del duomo e ai 75 metri che separano la base dalla sua sommità. Ma con quei 66 metri che il privato ha proposto per ora, il grattacielo di San Fruttuoso – uno dei tre, il più alto – si piazzerebbe dritto al secondo posto della classifica cittadina.
E non avrebbe molti avversari nemmeno in provincia, perché se il primato resterebbe alla più alta delle Torri Bianche, con i suoi 95 metri, a contendere posizioni sul podio ci sarebbe poi soltanto la torre Addamiano di Desio, che sarebbe dovuta arrivare (ma per ora ne rimane lo scheletro) a 90 metri per 22 piani.
Un passo indietro: perché il progetto per la “City Life” di via Ticino per ora solo di un progetto, appunto, si tratta, anche se la giunta Allevi lo scorso 3 marzo ha approvato l’atto di indirizzo “relativo alla proposta di massima di piano attuativo in viale Lombardia – via Ticino”, richiedendo al privato alcune integrazioni.
E allora si torna a San Fruttuoso, nell’area racchiusa tra viale Lombardia e via Ticino, il Tiro a segno e il Castello. Carte alla mano, l’operatore ha proposto di concentrare i volumi nella zona sud dell’area: una torre A da 66 metri e 20 piani e una torre B, “un parallelepipedo a base triangolare” da quasi 57 metri e 16 piani che delimiterebbero il lotto: due edifici a destinazione residenziale, a cui si affiancherebbe un edificio più basso, una torre C da quasi 40 metri per 12 piani, ancora residenziale.
Accanto a quest’ultima, il progetto prevede la costruzione di due edifici a destinazione commerciale, rispettivamente da uno e da tre piani: si affaccerebbero su una nuova piazza urbana da 2.500 metri quadri, che, si legge, punta a diventare un punto di riferimento per il quartiere e un elemento in grado di ricucire San Fruttuoso al resto della città, anche per via delle nuove piste ciclabili previste – pari a oltre 600 metri.
«Il tema dell’architettura a sviluppo verticale è inscindibile dall’impianto urbano e viene declinato sulla base dell’attenta analisi di esperienze e best practice nazionali ed internazionali» si legge ancora nella proposta, per cui le torri assumerebbero il ruolo di “landmarks” (punti di riferimento): ognuna «posizionata su un lato diverso del grande lotto» e in grado di «fare riferimento a visuali e ambiti spaziali e paesaggistica diversi, sia su campo visivo lungo che di prossimità».
Per la parte restante dell’area, quella più vicina a via della Taccona, è prevista non solo la demolizione della vecchia officina dismessa, rifugio di sbandati, ma anche la realizzazione di un vero e proprio parco dello sport da oltre 30mila metri quadri.
Il progetto, così come è stato presentato a palazzo, si configura come variante al Piano di governo del territorio vigente, per cui non mancherebbero eventualmente in futuro parecchi altri passaggi istituzionali – anche in aula. Intanto, però, tra le richieste mosse dalla giunta al privato, quella di «approfondire meglio i temi legati alle destinazioni commerciali»: sono previste infatti due medie strutture di vendita con superficie inferiore a 800 metri quadri, oltre a negozi di vicinato.
Nella zona nord dell’ambito, nei pressi quindi di via della Taccona, si prevede la creazione di un parco urbano con ampi spazi da destinare all’attività sportiva.
Sono due le proposte elaborate dal privato. Quella definita come “soluzione A” punta alla realizzazione, carico dell’operatore, di un «centro sportivo integrato» che prevede «un edificio principale di circa 4.500 metri quadri con funzioni sportive al chiuso» e tra loro «complementari», così da «configurarlo come un servizio completo a disposizione di tutti i cittadini». In particolare «si prevede un’architettura con soluzioni specifiche di inserimento nel paesaggio tramite l’uso del verde in facciata e in parti della copertura»: nel complesso potrebbero trovare posto, ad esempio, campi da tennis e da paddle, piscina e centro benessere, spazi per bambini e una palestra attrezzata. La “soluzione B” prevede invece «la sola cessione delle aree e la costruzione di un edificio base di 1.500 metri quadri».
Ma nell’atto di indirizzo l’amministrazione scrive che «risulta di maggior interesse pubblico sviluppare la “soluzione B”, in quanto compatibile con quanto riportato nel documento di piano, prevedendo nel medesimo volume un campo per la rotellistica» che, con l’obiettivo di limitare il consumo di suolo, potrebbe essere posizionato nell’area già urbanizzata «a nord del lotto, dove è presente la struttura produttiva abbandonata».