Monza: il Golf partner della Reggia? “Strada sbagliata, due anni e poi dismissione”

I comitati tornano a contestare l'impianto sportivo della Reggia e, a fronte, del progetto di partnership, chiedono di restituire l'area a verde pubblico.
Monza, 74 Open d'Italia di golf - foto Federgolf
Monza, 74 Open d’Italia di golf – foto Federgolf Redazione online

“Cosa sta succedendo all’autodromo e al golf nel Parco reale di Monza?” è la domanda da cui partono il Comitato per il Parco Antonio Cederena e il comitato La Villa reale è anche mia – con una serie di altre sigle a sostegno – per chiedere una volta di più cosa stia succedendo nel corso dei lavori al circuito nazionale e per ribadire la propria posizione di fronte al progetto nuovo per la gestione del golf: restituire l’area ai cittadini, com’era prima dell’arrivo del golf stesso.

“È quanto si chiedono i cittadini e i frequentatori del Parco allarmati dai grandi movimenti di terra, cemento, asfalto e tagli di alberi per la ristrutturazione dell’autodromo e dal silenzio sulla concessione dei quasi 95 ettari dati in fruizione esclusiva al Golf club Milano, scaduta e prorogata più volte” aggiungono lamentando non solo la scarsa quantità (e qualità) di notizie che arriva dai canali ufficiali ma anche la difficoltà di accedere agli atti pubblici – un problema che nei mesi scorsi è stato sollevato anche dagli scranni politici, arrivando a un esposto al Tar.

Monza: il Golf partner della Reggia? Il nodo accesso agli atti

“La stessa possibilità di avere dati certi attraverso il diritto ad accedere agli atti amministrativi da parte di cittadini e associazioni, previsto dalla legge, spesso non trova risposta e questo preclude la possibilità di sapere con sicurezza quanto sta accadendo e di agire di conseguenza. Si parla di diritto alla partecipazione attiva dei cittadini attraverso la trasparenza degli atti amministrativi, ma in realtà non la si garantisce per il timore che possano non condividere scelte che contrastano con la tutela del complesso monumentale. È successo molte volte: basti pensare ai recenti Rally e Trame di Luci” sottolineano i comitati, che prendono sì di mira i lavori all’autodromo (“una colata di asfalto e cemento senza che non si sappia nulla circa le autorizzazioni, la valutazione dell’impatto sull’area protetta, persino le indicazioni obbligatorie relative al cantiere”) ma soprattutto la manifestazione di interesse per il golf.

Il punto, il Cittadino, lo ha raccontato estesamente. Ora i comitati prendono di mira il progetto di partenariato fra pubblico (il Consorzio) e privato (il Golf club), una proposta privata di gestione accolta dalla Reggia che andrà in gara come prevede la legge: se qualcuno si fa avanti con una proposta migliorativa rispetto a quella formulata dall’attuale gestore, la partnership sarà sua, altrimenti va al Golf club Milano.

Monza: il Golf partner della Reggia? Perché no alla partnership, per i comitati

I comitati segnalano che “il canone annuo di 700mila euro, solo 100mila euro in più rispetto al precedente; il canone basso sarebbe giustificato, secondo il proponente Golf club Milano, dall’impegno alla valorizzazione della club house interna all’impianto, i cui introiti vanno alla società medesima e che è a uso esclusivo degli iscritti al golf; durata della concessione di 7+7 anni, complessivamente pari alla precedente; manutenzione e riqualificazione del patrimonio arboreo con obbligo di impianto annuale di alberi per almeno 30mila euro, analogo a quanto previsto dall’art. 10 della precedente concessione, disatteso nei fatti visto che, per dichiarazione del concessionario, le piantine sono tutte morte – a differenza di quelle piantate in altre zone della città che sono belle e rigogliose – e non sono state sostituite; impegno a ottenere la certificazione di sostenibilità ambientale Geo, la cui mancanza, già in base alla concessione precedente (art.12), avrebbe costituito di per sé motivo di decadenza del contratto fin dal secondo anno”.

Passando alle novità: “Fruibilità del complesso anche a soggetti non giocatori nei giorni stabiliti dal concessionario; forma di governance peggiorativa della concessione consistente in un cosiddetto partenariato speciale pubblico-privato che abolisce sostanzialmente la distinzione tra l’ente pubblico concedente come decisore strategico e tutore dell’interesse pubblico, e il concessionario privato, lasciato libero di scambiare per valorizzazione la tutela dei propri interessi: non è un caso che il suggerimento del partenariato speciale pubblico-privato sia venuta da quest’ultimo”.

“Il Consiglio di gestione ha fatto proprio l’indirizzo del concessionario avanzando solo timide richieste fra le quali quella di una maggiore fruizione pubblica che contempli il libero accesso al fontanile della roggia Pelucca, oggetto della richiesta da più parti, di scorporo dalla concessione per motivi di interesse pubblico e di studio” annotano ancora i rappresentanti civici. “Da tempo si chiede, anche attraverso la raccolta di migliaia di firme, alle amministrazioni che si sono succedute di non rinnovare la concessione liberando quasi 95 ettari di Parco sottratti all’uso pubblico e concessi in uso esclusivo a qualche centinaio di soci paganti l’iscrizione alla societò di gestione. Una delle motivazioni addotte è la riscossione del canone, il cui introito potrebbe essere sostituito cercando soluzioni meno vergognose di quella di alienare una porzione significativa del monumento per alimentare le entrate, ad esempio impegnando il ministero alla destinazione di un finanziamento stabile al bilancio di Villa e Parco, almeno pari a quello già concesso agli autodromi di Monza e di Imola”.

Monza: il Golf partner della Reggia? Addio in due, tre anni, dicono i comitati

Per i comitati la fine della concessione sarebbe potuta essere l’occasione per restituire i 95 ettari di Parco ai cittadini sottraendoli al golf (ma va ricordato che il masterplan, che resta comunque un documento ufficiale di riferimento, parla di sussistenza e di golf e di autodromo) e peraltro, si legge in una nota, di “ripiantumare un grande bosco colpevolmente raso al suolo”, di fermare “un enorme e inutile spreco di acqua e dell’uso di sostanze chimiche per tenere in vita un sedime artificiale”, persino di battere la via “per l’inserimento del monumento tra i beni patrimonio dell’umanità dell’Unesco“.

E allora, i comitati, rilanciano la proposta dello scorso dicembre: “Restituire il verde storico del Parco di Monza occupato dal golf all’uso pubblico aperto a tutti, dando al concessionario attuale un periodo massimo di 2-3 anni non prorogabile allo scadere del quale diventerà irrevocabile la definitiva dismissione e il rilascio dell’area e delle strutture al Consorzio“. E poi, di rendere più caro il canone e di realizzare nel frattempo un progetto di riqualificazione dell’area “ispirata al disegno originario”.