Continua la corsa del daino fuggitivo che martedì 2 ottobre, intorno alle 9.30, è stato avvistato dai Carabinieri a cavallo all’interno del parco di Monza, non lontano dalla scuola di agraria. L’animale spaventato è stato avvistato anche da alcuni passanti nel corso della giornata vicino a viale Cavriga e alla porta di Villasanta.
L’ultimo avvistamento da parte degli uomini del nucleo dei Carabinieri a cavallo risale alle 22.30 di martedì 2 novembre. L’animale è molto nervoso e non è possibile avvicinarlo, spiegano i militari. Non si è ancora provveduto a sedarlo proprio per evitare di stressare ulteriormente l’animale, innervosito anche dalle tante attenzioni dimostrate dai cittadini che martedì hanno provato a fotografarlo e filmarlo durante la fuga nel parco.
«È probabile che l’animale sia fuggito da qualche allevamento, che abbia seguito il corso del Lambro e si sia trovato all’interno del parco. Forse è in cerca di un compagno o ha perso l’orientamento», spiegava Giorgio Riva, presidente di Enpa Monza e Brianza, il primo ad essere stato allertato dai Carabinieri dopo il primo avvistamento. Allevamenti di daini si trovano a Santa Maria Hoè e nei dintorni di Meda.
Eppure c’è stato un tempo, anche recente, nel quale daini e mufloni erano di casa nel parco di Monza. Fino al 1983 quattro mufloni, altrettanti daini e una ventina di caprette tibetane vivevano in gabbia all’interno del parco.
«Insieme al WWF e in collaborazione con l’amministrazione comunale di allora avevamo organizzato la loro liberazione – ricorda Riva – erano davvero in pessime condizioni. Abbiamo rimesso in sesto tutti quegli animali e li abbiamo consegnati a privati che li hanno poi liberati nelle loro tenute recintate, in uno spazio decisamente più ampio delle gabbie in cui erano stati costretti a vivere. Da allora non ci sono più stati daini, né cervi o mufloni all’interno del parco».
Eppure il ritorno di questi animali liberi all’interno del parco sarebbe «un sogno» per Riva.
«Ora però non ci sono le condizioni per poter realizzare un simile progetto: all’interno del parco ci sono le macchine, si organizza il Gran Premio, passano ogni giorno migliaia di persone. Decisamente non sarebbe l’ambiente ideale per animali selvatici allo stato libero, così come è organizzato ora. Ai tempi della presenza dei Savoia questa era una tenuta di caccia, ma già all’epoca di Umberto I erano rimasti solo i fagiani. I cervi e i caprioli mangiavano le colture e i germogli che venivano coltivati, e così si è deciso di non tenerli più. Per quanto riguarda questo animale ancora in fuga mi auguro che possano trovarlo al più presto e riportarlo quanto prima nel suo ambiente».