Monza, il cordoglio degli alabardieri per Felice Camesasca: “Ha disegnato le nostre armi”

Il cordoglio del corpo degli alabardieri di Monza per Felice Camesasca: "un grande uomo e umanista, ha realizzato i disegni delle nostre armi"
Felice Camesasca con gli alabardieri

Anche il corpo degli alabardieri esprime commozione e cordoglio per la scomparsa di Felice Camesasca. Lo fa come è nello spirito del piccolo esercito a servizio del duomo, con poche righe affidate ai social, un messaggio di stima e riconoscenza come in tanti stanno lasciando in queste ore.

“Grande uomo e umanista, era molto vicino agli alabardieri, ne ha studiato le uniformi e ha realizzato alcuni disegni delle nostre armi, che sono stati poi pubblicati nel libro dedicato alla storia degli alabardieri e sono visionabili sul sito del corpo”, spiega Lorenzo Perego, comandante degli alabardieri del duomo di Monza.

Il disegno realizzato da Felice Camesasca

Gli alabardieri di Monza ricordano Camesasca: “Grande uomo e umanista”

Un lavoro puntiglioso e dettagliato quello svolto da Camesasca, che aveva voluto riprodurre su carta non solo l’esatta riproduzione delle armi in dotazione, soprattutto la celebre alabarda che viene sorretta a mano dai membri del corpo durante i servizi in divisa, ma anche i dettagli minuti delle forme e i dati relativi alle dimensioni.

La passione per Monza, per il suo dialetto, le tradizioni, gli aneddoti e le storie aveva portato Felice Camesasca ad interessarsi approfonditamente a una della unicità che contraddistinguono la città e il duomo. Gli alabardieri, infatti, sono il solo corpo autorizzato ad entrare in chiesa in armi, oltre alle guardie svizzere vaticane.

L'autore

Nata nell’anno dei due presidenti e dei tre papi. Scrivo per il Cittadino dal 2009, prima solo per l’edizione cartacea poi per la tv e il sito per cui realizzo anche servizi video. Mi occupo di chiesa locale, cronaca, volontariato, terzo settore, carcere. Con l’associazione Carcere Aperto nel 2011 ho realizzato insieme al fotografo Antonio Pistillo la mostra “Guardami”, dove abbiamo raccontato le storie dei detenuti della casa circondariale di Monza.