Monza: i funerali sono in calo, «ma non è colpa della crisi»

Non è allineato il numero dei decessi a Monza con quello delle cerimonie funebri. I dati degli ultimi dieci anni e l'analisi dei motivi.
Monza, una cerimonia funebre - foto d'archivio
Monza, una cerimonia funebre – foto d’archivio

Non è allineato il numero dei decessi a Monza con quello delle cerimonie funebri. A fotografare il trend negli ultimi dieci anni, dal 2010 al 2021, è l’Ufficio statistiche del Comune di Monza che ha rilevato un incremento dei decessi in città ma non un conseguente innalzamento dei funerali.

«L’aumento dei tassi di mortalità non significa che i monzesi vivano di meno – precisano dall’Ufficio statistiche – al contrario, la speranza di vita si è allungata ed è arrivata a 80,32 anni per gli uomini e 84,73 anni per le donne secondo i dati Istat, e questo nonostante il brusco ridimensionamento subito a causa della pandemia».

Monza, i dati degli ultimi dieci anni

Proprio le severe restrizioni adottate dal Governo durante i primi mesi di emergenza, tra le quali anche il divieto di celebrare i funerali durante il primo lockdown, ha ridotto di molto il numero dei funerali rispetto a quello dei decessi.
Nel 2020 il totale dei defunti a Monza è stato di 1617 unità e 1323 i funerali. Un trend che si è modificato già l’anno seguente con 1290 decessi e 1137 cerimonie funebri celebrate.

Per quanto riguarda il rapporto tra cerimonie funebri e deceduti si nota un calo in questi ultimi dieci anni. I dati dell’Ufficio statistiche partono da un 90,2% nel 2010 che diventa 94,1% nel 2013. Poi la lenta discesa fino all’84,5% sei anni dopo. Nel 2020, come ricordato, la pandemia ha bloccato per diversi mesi le celebrazioni, comprese le benedizioni delle salme e così si è scesi all’81,8% nel rapporto tra funerali e decessi, per risalire all’88,1% nel 2021, con una media di 88,3% di funerali rispetto al numero dei decessi.

Monza, la spiegazione dell’arciprete monsignor Provasi

«In occasione delle benedizioni mi capita spesso di entrare nelle case del centro storico. Qui abitano anziani soli con le loro badanti. In diversi casi i figli abitano e lavorano all’estero – racconta l’arciprete di Monza, monsignor Silvano Provasi Quando muoiono spesso succede che i figli, che vivono lontani, decidano di procedere alla cremazione del loro genitore che da casa o dall’ospedale viene portato direttamente al cimitero, senza alcuna cerimonia funebre. Non è una scelta di risparmio economico, non si celebrano meno funerali perché i famigliari non si possono permettere la cerimonia ma perché prevalgono queste situazioni di estrema solitudine, nelle quali si sceglie di non celebrare la morte perché è un fastidio che si preferisce scansare».

Monza, un atteggiamento più che una necessità

Un atteggiamento più che una necessità. E di questo trend (ancora poco evidente ma in crescita in questi ultimi anni) se ne sono accorti anche i ministri al sepolcro, i volontari incaricati dalle parrocchie di accogliere le salme in arrivo al cimitero centrale di Monza, e di accompagnarle con la preghiera e la vicinanza ai famigliari, fino al luogo della sepoltura. «Capita che i ministri accolgano in cimitero salme che non arrivano dalla chiesa e per le quali non è stato celebrato alcun rito religioso – spiega l’arciprete – Si tratta ancora di eccezioni, ma il pericolo è che si perda la celebrazione della morte, con quello che comporta».