Monza, Guido Garlati in pensione: “La scuola si fa con il cuore e innovando”

Lo storico dirigente del Mosè Bianchi chiude la sua vita professionale. "Ho cercato dialogo e mediazione con ragazzi, docenti e personale".
Guido Garlati, dirigente del Mosè Bianchi di Monza
Guido Garlati, dirigente del Mosè Bianchi di Monza Fabrizio Radaelli

Dialogo. Collaborazione. Relazioni. Queste le parole chiave di Guido Garlati, alla guida del Mosè Bianchi da dodici anni e da vent’anni dirigente scolastico. Tre semplici parole che hanno segnato il suo percorso professionale che, si concluderà il 31 agosto con la pensione.

Dopo essersi diplomato allo Zucchi di Monza ha proseguito gli studi in lettere (era docente di questa materia), ha insegnato pochi anni perché poi è sempre stato esonerato per il suo ruolo di vicepreside prima e di dirigente poi. Il suo arrivo al Mosè Bianchi risale alla pensione dell’altrettanto storico preside Mario Marcante, che ha retto l’istituto per 26 anni.

Monza, Guido Garlati in pensione: costruire le reti

«Quando sono arrivato qui la strada era già indicata – racconta Garlati – con i corsi di Afm, geometri e le prime due classi di liceo linguistico. Con me il liceo è esploso, io ho introdotto l’indirizzo del turismo che da allora ha due corsi stabili. In tutta la mia carriera ho sempre avuto affinità con le lingue, per quanto non sia la mia specialità, tanto che siamo stati tra le prime scuole statali a far partire il percorso Cambridge, che oggi è diffuso in tutt’Italia. Siamo stati pionieri anche con il progetto Debate (la scuola è tra i fondatori con altre sei della Lombardia), anche questo molto diffuso oggi».

Un dirigente che ha “aperto” le porte della scuola all’esterno, nonostante sia uno degli istituti più grandi della provincia (56 classi del diurno e 9 del serale cui si aggiunge la scuola in ospedale): non si è mai chiuso, anzi ha lavorato molto nella creazione di reti con gli altri dirigenti. «Noi presidi siamo “soli”, l’ho provato sulla mia pelle, vedendo l’esperienza di Sesto San Giovanni, quando ero più giovane – continua – in cui i dirigenti si confrontavano e supportavano ho colto la validità di questa strategia. Fare rete è sempre stato un mio “cruccio”, quasi un’ossessione perché credo molto nel confronto, nel dialogo con i colleghi ma anche con il territorio. Ho voluto prima Seregno, poi Monza perché sono molto legato alla mia città, c’è una dimensione umana unica, qui si può interagire con gli altri, collaborare. Non è stato semplice all’inizio: ora quest’idea di rete è ben radicata e mi auguro che continuerà anche dopo il mio pensionamento».

Tessere relazioni è la chiave di volta, dice, perché l’operato di un dirigente sia valido, lavorare in sinergia con le amministrazioni, gli enti locali, le realtà del mondo del lavoro consentono di ampliare gli orizzonti della scuola stessa e di offrire opportunità di crescita ai ragazzi. «Da sempre cerco il dialogo con le persone, ascolto e poi cerco la mediazione – prosegue – questo è il mio modo di fare con i ragazzi, con i docenti, con il personale, con le famiglie. Anche con il territorio, con le varie amministrazioni ho sempre lavorato con grande serietà e serenità, tanto che l’attuale sindaco Pilotto è venuto alla festa che mi hanno organizzato i colleghi portandomi la spilla con la luna, simbolo della città di Monza».

Proprio per consegnare la scuola “pronta” nei prossimi giorni ci saranno gli esami di recupero così che a settembre l’anno possa partire senza difficoltà. «Chi arriverà deve essere consapevole di trovarsi in una realtà grande, complessa ben strutturata e il merito è delle figure valide che lavorano dietro le quinte – conclude – il direttore amministrativo, il personale della segreteria, la mia collaboratrice Eliana Arosio, il collega Antonino Micheletta, tutto il personale che condivide valori e obiettivi. Una scuola “coperta”, ma chi entrerà dovrà costruire relazioni con tutti loro, troverà il modo di introdurre delle novità sicuramente, dovrà metterci cuore senza timore di rischiare e innovare. Sono a disposizione, se sarà necessario, per un passaggio di consegne ma poi mi farò da parte».