Qual è la città più fascista? Siena, perché ha la torre del Mangia. La fulminea freddura scritta a matita nel vespasiano di via Visconti ribadisce il distacco tra la Monza che soffre e tira la cinghia e la Monza ancora legata alle magnifiche sorti e progressive del fascismo. Giocare è un lusso che non appartiene al copione della guerra ormai all’uscio di casa. Una spaventosa parvenza di normalità prima del diluvio: ecco il lascito di un azzardo perso in partenza.
Il “Popolo di Monza” – bontà sua – continua ad illudersi nel ribaltamento delle operazioni militari in Africa e in Russia. In realtà, dopo la resa dell’Asse in Tunisia (13 maggio 1943), solo gli sciocchi e gli irriducibili hanno ancora la capacità di credere al miracolo. Comunque: nell’edizione del 15 aprile, ampio spazio per la “prima” stagione dell’Ochei Monza: «Domenica si sono riaperti i battenti dello stadio con una giornata magnifica e con un pubblico numeroso. Erano alle prese la squadra milanese di prima divisione della Gil Crespi e il nostro vecchio non mai domo Monza. Per l’occasione i biancorossi si era presentati con Kullmann e Castoldi, che usufruiscono di una licenza militare, di Colombo Massimo autore di una rete capolavoro, di Fossati “Rudino” e di Galbiati. Per quanto volonterosi si dimostrassero gli avversari fra i quali eccellevano il portiere Loris e i due ex biancorossi Brambilla e Veronesi, apparve lampante che contro i nostri, benché assolutamente privi di allenamento, nessuna soddisfacente risultato avrebbero ottenuto ottenere. La partita prettamente amichevole ci ha tuttavia ancora una volta avvinto e gridiamo senz’altro il nostro evviva a tale sport che ha un dinamico potere sul pubblico. Di nostri: acclimatati Colombo Massimo e Fossati, un po’ “grassi” Kullmann e Castoldi ma piacenti e precisi, buono il rude Bergamini; invece un paio di lenti le avremmo voluto regalare al portiere Galbiati».
Sospeso il campionato, i biancorossi rimediano al massimo amichevoli a Milano: «I monzesi, per quanto non in allenamento, hanno risposto egualmente all’appello dei dirigenti del Dopolavoro Borletti e sono recati a Milano il giorno dell’Epifania per disputarvi sulla bella pista di via Washington il torneo avente in palio ricchi premi offerti dalla ditta Stadium dello sportivo Bassi. La prima uscita dopo moltissimi mesi di inattività ha pienamente soddisfatto, infatti i nostri giocatori capitanati da un Kullmann “in vena” hanno ottenuto due vittorie e una onorevole sconfitta contro il fortissimo quintetto del Borletti. I risultati: Borletti-Crespi 6-1; Monza-Alfa Romeo 12-1; Monza-Borletti B 7-1; Borletti A-Crespi 7-1; Borletti A-Monza 3-1. Squadra monzese: Di Tocco, Bosisio, Ghezzi, Kullmann, Castoldi I. Le reti sono state segnate: 12 da Kullmann, 7 da Castoldi e una da Ghezzi» (15 gennaio 1944).
La Liberazione porta in dote vergognose mattanze, necessarie epurazioni e un diluvio di retorica. “il Cittadino” del 29 luglio 1945 ritorna ad occuparsi dell’Hockej: «Il Monza batte Novara, pareggia col Pirelli e vince il “Trofeo Colombo” – Magnifica è stata la ripresa di attività dell’Hockej Monza, ricostituito dai nuovi dirigenti nel nuovo clima di libertà sportiva. Allo scopo di preparare i propri atleti al prossimo campionato sono stati allestiti tornei serali tra le migliori squadre lombarde-piemontesi. Infatti domenica sera sul bel campo di pattinaggio di Via Boccaccio, illuminato a giorno, alla presenza di numerosi appassionati dei pattini a rotelle, si è disputato il Trofeo Colombo, tra le squadre di Novara. Monza e della Pirelli. Il Monza, dopo aver agevolmente battuto il Novara nella prima partita, ha dovuto fare appello alla classe di Luigino Kullmann, Castoldi I e Massironi, onde strappare il pareggio alla più fresca squadra bianco-stellata della Pirelli, che baldanzosamente tentava di capovolgere l’esito dell’incontro. A loro volta i novaresi hanno piegato di misura i tenacissimi pirelliani, i quali hanno loro vivacemente conteso, punta per punto, il secondo posto. Il Novara non ci è ancora apparso nella forma migliore; nelle sue fila hanno fatto stacco individualmente Ciocola e il biondo Cestagalli. I risultati: Hockej Monza b. Novara: 7-3 – Hockej Monza- Hockej Pirelli: 3-3 – Hockej Novara b. Hockej Pirelli: 6-5».
Nel ciclismo, anche il Pedale Monzese ritorna a guardare lontano. Se nel 1944 “I Dirigenti del Pedale Monzese sono al lavoro per riorganizzare le singole squadre per la prossima stagione. Il Presidente Sig. Giorgio Colombo ed il Vice-presidente Sig. Confalonieri Marino hanno già disposto acciocché le squadre siano rinforzate con qualche elemento nuovo. Siamo quindi lieti di annunciare che il corridore Crippa Salvatore, monzese autentico, è ritornato alla Società concittadina che ha avuto il merito di allevarlo, temprarlo e lanciarlo nelle grandi competizioni; egli militò nella categoria professionisti di seconda serie», a maggio 1945 il Pedale – scaduto tutto il Consiglio – riparte dal « Presidente: Giorgio Colombo; vice presidente: Mario Confalonieri; segretario: Sandro Scottà; cassiere: Mario Corio; revisori: Riva Primo, Bosisio Antonio, rag. Villa Fortunato; direttore sportivo: Sardi Luigi. Commissione sportiva: Presidente: Farina Angelo; membri: Venzon Giuseppe, Girardi Antenore, Pirola Alfredo, Rovelli Pierino, Santamaria Enrico, Turazza Flavio; economo: Mauri Renzo. Consiglieri: Montrasio Pierino, Grotti Natale, Petri Piero, Pesce Regolo, Ravasio Pietro, Comizzolin Angelo, Villa Federico, Villa Gino, Giovenzana Achille, Daelli Gino, Resnati Pino, Resnati Giovanni, Minozzi Dino, Meroni Lidio, Maggioni Mario».
Il Club Alpino Italiano cittadino volta pagina. Nella relazione all’assemblea generale straordinaria, il presidente Arnaldo Bogani traccia, con la sua consueta sintesi, lo stato dell’arte della sezione: «Nel 1943, la Capanna Alpinisti Monzesi al Resegone, a seguito di azione bellica, viene dai tedeschi incendiata con bombe a mano e quasi totalmente distrutta. Si salvano solo la cucina e due camerette. Nel 1944, la Commissione Capanna del Resegone, per impedire un ulteriore deperimento ricostruisce il tetto del rifugio incontrando una spesa di circa 15mila lira ed esso può riprendere al meglio la sua funzioni. E’ però scritto che la nostra sezioni debba sottostare ad altri duri colpi. La Capanna Monza al Grignone subisce il suo secondo grave saccheggio e poi, ciò non bastasse, tedeschi e brigate nere colla scusa che essa ospitava gruppi di partigiani, la incendiano e distruggono salvo nei muri perimetrali. Ci troviamo ora nel 1945 dopo cinque duri anni di guerra che hanno inevitabilmente influenzato sull’andamento della nostra Sezione. Ciononostante la forza è poi salita a 850, con il capitale liquido a lire 27mila, con un debito a lunga scadenza di lire 10mila. Dei rifugi tre sono distrutti o semidistrutti per cause belliche mentre per il quarto, quello in Alto Adige, non ci è possibile fare previsioni».
Il futuro si presenta molto «duro per la nostra sezione. Si tratta in questi momenti estremamente difficili di aver il coraggio, il molto coraggio e la volontà di ricostruire i nostri rifugi. Ricostruirli più belli, più accoglienti sarà la conferma che la nostra passione non è una semplice passione sportiva ma è passione creativa che non conosce difficoltà ed ostacoli».
La Forti e Liberi, dopo la forzata donazione a Comune del 1941, non è più la sezione dell’ex Dopolavoro Civico ma ridiventa la Società Ginnastica Monzese “Forti e Liberi”, «Società prettamente sportiva ed apolitica. La vecchia e gloriosa “Forti e Liberi” richiama a sé tutti i suoi soci appassionati e simpatizzanti perché con l’aiuto morale, materiale e tecnico si possa riaccendere quella fiaccola che irradiava la bella maglia bianco e nero e riprendere in pieno l’attività ginnico-atletica».
Infine, il calcio. Nel gennaio 1944, « il campo di via Ghilini ha subìto ingiurie da parte di ladruncoli che hanno asportato parte di tribuna, rovinato impianti ecc. Sarà affidato alle premurose cure dell’Ufficio Tecnico del Comune, per gentile concessione del Commissario Prefettizio ingegnere Carera che, nel limite del possibile e per quanto è concesso dal momento attuale, cercherà di porre riparo per quel tanto indispensabile al funzionamento». Dopo la Liberazione, nel maggio 1945, «un gruppo di ex soci (ex poiché l’associazione non ne annoverava da anni giacché durante una presidenza Ciceri, questi, aveva addirittura soppresso tale categoria), si è fatto promotore di una riunione per gettare le basi della nuova associazione. Dopo una riunione, che chiareno di presa di contatto e di chiarificazione, tenuta mercoledì scorso, se n’è avuta una seconda mercoledì 6 corrente, nel salone dell’ex Seminario per procedere all’iscrizione a socio ed acquisire così il diritto di voto per l’elezione del Consiglio direttivo. Assistiti da Crippa, commissario del C.L.N. per lo sport, i preposti alla bisogna illustrano brevemente il congegno della votazione. Pochini invero i presenti, 38 in tutto, ma tutti con visi aperti, ilari, muoventesi in una atmosfera limpida e serena, fieri di poter ancora assaporare la gioia di essere liberi nell’esercitare il diritto di voto, da lungo tempo disavezzi per le imposizioni del debellato regime. La votazione è presto fatta; gli scrutatori annunziano un ballottaggio tra Fossati e Ponti. L’esito è favorevole al primo, che è quindi designato a completare il Consiglio direttivo, che risulta così composto: Giulio Vismara, Antonio Vismara, Eugenio Redaelli, Lino Camagni, Mario Casanova, Giuseppe Fossati, Luigi Meda, Sandro Hensemberger, Carlo Villa, Achille Valli, Carlo Radice».
Bocciato il ripristino del capo di via Ghilini, la dirigenza biancorossa opta sul terreno dell’ex Gil. Il 21 ottobre il Monza regola il Pavia per 2 a 0. A benedire il nuovo stadio è don Fortunato Carissimo di San Carlo.