Non si definiscono “cervelli” in fuga, ma persone desiderose di fare nuove esperienze, di imparare, di migliorarsi di mettersi alla prova. Gualtiero Bestetti, Giacomo Summa e Riccardo Bolis sono tre giovani che hanno ricoperto all’estero incarichi importanti e prestigiosi, ma che per motivi diversi hanno deciso di tornare in Italia.
Monza, dalla fuga dei cervelli alla circolazione dei talenti: Brianza Solidale con Assolombarda
Hanno raccontato le loro storie giovedì mattina durante il convegno “Dalla fuga dei cervelli alla circolazione dei talenti” organizzato da Brianza Solidale, associazione di volontariato formata da ex dirigenti azienda ed ex imprenditori, in collaborazione con Assolombarda. Un incontro moderato dal direttore del Cittadino Cristiano Puglisi che ha visto alternarsi diversi relatori sia in presenza sia in video conferenza.
Bestetti, 46 anni, dopo la laurea in Ingegneria Nucleare presso il Politecnico di Milano, ha deciso “di voler vedere qualcosa di diverso, mettere in pratica ciò che aveva appreso e imparare qualcosa di nuovo”. Ha lavorato a Londra e in Kazakhistan.
«La mia non è stata una fuga – dice – ma una serie di partenze e di rientri. Anche oggi che sono Director for Reliability Maintenance Engineering per l’Europa e la Turchia per un gruppo leader del web, viaggio moltissimo ma posso anche lavorare da remoto. Una lezione che ho imparato è che mettendo insieme persone con esperienze diverse è più facile trovare soluzioni ai problemi e dai problemi devono nascere nuove opportunità».
Monza, dalla fuga dei cervelli alla circolazione dei talenti: le esperienze all’estero
Giacomo Summa, 37 anni, sin da bambino voleva conoscere il mondo. A 17 anni ha frequentato un anno di liceo in Australia. Ha poi conseguito due Master in Management a Parigi e al Mit di Boston. Ha fatto diverse esperienze nel settore bancario tra l’Europa, l’Asia e gli Stati Uniti. A Londra ha costituito una sua start up poi è rientrato in Italia per supportare (con successo) l’azienda di famiglia e qui è rimasto.
«Non è mai troppo presto per imparare – afferma – le esperienze all’estero sono molto formative. Io ho avuto la fortuna di studiare in scuole molto prestigiose e ho portato a casa un ricco bagaglio di competenze e di valori. Al Mit ricordo che avevamo dei premi Nobel come insegnanti che ci trattavano come se i geni fossimo noi studenti e non loro».
Riccardo Bolis, 35 anni, dopo la laurea in fisica è partito per poter effettuare ricerche che in Italia non si facevano. A Oxford ha trovato un ambiente straordinario con laboratori all’avanguardia e la possibilità di interagire con i più grandi scienziati. Poi si è trasferito a Parigi dove ha condotto altri progetti di ricerca nell’ambito dell’interazione laser-materia. Oltralpe ha lavorato per un importante gruppo poi ha deciso di tornare in Italia.
«In Francia c’è più attenzione per le famiglie – sottolinea – ma per me e mia moglie che lavoravamo distanti da casa i problemi di gestione non mancavano. Abbiamo esaminato alcune proposte e alla fine abbiamo trovato ottime soluzioni anche qui».