Monza: chi è l’orologiaio filosofo che sistemava l’arengario

Arialdo Leoni, 91 anni, a lungo si è preso cura dell'orologio dell'arengario ma oggi non può più salire sulla torre. Il Comune è dovuto correre ai ripari.
Monza Arialdo Leoni
Monza Arialdo Leoni Fabrizio Radaelli

Il tempo è relativo (a ben vedere anche lo spazio, ma questo è un altro discorso). Che abbia un valore assoluto, però, è fuori discussione: «Ogni secondo che passa non torna più». Lo sappiamo, lo dovremmo sapere per vivere al meglio la vita che abbiamo a disposizione, «che è una sola e passa in fretta».

Ma spesso ce ne dimentichiamo. Per questo un discorso sul valore del tempo, tra filosofia e riflessioni spicciole legittimate da oltre novant’anni di esperienza sul campo, assume un significato ancora maggiore se a farlo è qualcuno che, come lui, di tempo, e di orologi e di ingranaggi, decisamente si intende. Lui è Arialdo Leoni e a lui non si poteva che pensare quando, nelle scorse settimane, l’orologio dell’arengario si è fermato.

Monza: Arialdo Leoni, l’orologiaio filosofo

Perché a lungo è stato proprio Arialdo Leoni, monzese doc, oggi 91enne, a prendersi cura delle lancette di uno dei simboli della città.
«Mi hanno detto, sì, che si è fermato di nuovo – ha spiegato al telefono una manciata di giorni fa – ma ormai non riesco più salire fino in cima alla scala che porta all’orologio per andare a controllare».

Monza: Arialdo Leoni, nel 2016 aveva fatto ripartire le lancette

Era riuscito a farlo, però, nel 2016, quando di anni ne aveva 84 e il quadrante che domina via Carlo Alberto, una volta ancora, aveva smesso di funzionare. Già allora, però, il suo comando di controllo era elettronico: niente a che vedere con «la magia meccanica del sistema di pesi che lo regolava quando ero giovane e che mi incantavo a guardare».

La passione per gli orologi gli scoppia all’improvviso da ragazzino e ancora oggi, a distanza di decenni, non lo abbandona: «Da dove mi sia arrivata non sono mai riuscito a capirlo: mio papà, poi, di mestiere faceva tutt’altro. Avrò avuto quattordici, quindici anni quando mi sono messo in testa di diventare orologiaio: ho iniziato a lavorare all’oreficeria Gerosa di via Vittorio Emanuele e per diverso tempo mi sono preoccupato che le lancette dell’arengario e del duomo camminassero all’unisono, segnando l’ora corretta».

Monza: a 91 anni non sale più sulla torre, il Comune ha dovuto trovare una soluzione

Poi il tempo passa, Arialdo Leoni si interessa anche di gemme e di pietre preziose. Studia ancora, fa il militare e quando torna a casa inizia a lavorare in banca come perito. Di orologi continua a occuparsi, più che altro però per passione – ma «ancora adesso, se c’è qualcosa da riparare, mi ci metto volentieri. Certo: non più l’orologio dell’arengario, e questo è un peccato, ma mi tengo comunque in allenamento».

Qualcun altro, però, su quell’orologio è riuscito a metterci mano e a farlo ripartire: è successo dopo tante sollecitazioni anche sui gruppi social cittadini – e una richiesta di delucidazioni è arrivata all’assessore ai Lavori pubblici Marco Lamperti anche dai banchi del consiglio comunale: «Abbiamo dovuto cercare un’azienda che fosse in grado di aggiustare un orologio antico inserito in un bene tutelato: non ne esistono molte sul mercato».

«Sono stati realizzati ulteriori interventi sui comandi digitali: riformati e riavviati, ora non dovrebbero dare più problemi». Il condizionale resta d’obbligo, non fosse altro perché, per quanto arbitrariamente scandito, alla fin fine il tempo non scorre mai allo stesso modo.