Dai primi articoli dedicati al deposito abusivo di via dell’Offelera sono passati sette anni: il Cittadino ne scriveva già nel 2018, dando voce ai residenti della zona impegnati in una delle prime raccolte firme di denuncia di una situazione che presto avrebbe assunto tutti i tratti dell’illegalità.
È («finalmente», commenta il Comitato di Sant’Albino) dei giorni scorsi la condanna del padre e del figlio proprietari dell’area agricola al confine tra Monza e Brugherio, acquistata all’asta per poche decine di migliaia di euro e trasformata in maniera illecita in un deposito per mezzi pesanti, con tanto di impianto – sempre abusivo – per il rifornimento di carburante e vicina discarica non autorizzata.
Monza, caso via Offelera: sanzione amministrativa da 65mila euro
Padre (classe 1970) e figlio (1992) sono stati condannati per il reato di inquinamento ambientale: pena a quindici mesi di reclusione e sanzione da 12mila euro ciascuno, secondo la decisione del giudice del tribunale di Monza Carlo Ottone De Marchi.
Condannata per inquinamento ambientale la società dei due, con il pagamento di una sanzione amministrativa da 65mila euro. Il giudice ha disposto inoltre un risarcimento danni di seimila euro a Legambiente Monza, costituitasi parte civile.
L’associazione ambientalista “esprime viva soddisfazione per il risultato raggiunto, che dimostra come sia necessario tutelare il territorio agricolo da usi impropri per motivi ambientali, idrogeologici, paesaggistici, per la biodiversità e contro l’inquinamento dell’aria”, fa sapere il circolo monzese in una nota stampa, ringraziando “i cittadini che si sono mossi” e “il corpo della polizia locale” per le attività di controllo e monitoraggio che avevano portato all’avvio delle indagini da parte della procura.
Monza, caso via Offelera: la cronistoria
Che qualcosa, da quelle parti, stesse sfuggendo alle maglie della legalità, ai residenti di via Caprera, piccola strada di periferia alle spalle di via dell’Offelera, era stato subito chiaro: già nella primavera del 2018 dalle loro finestre avevano notato un rapido avanzamento dell’area adibita e attrezzata per attività di autotrasporto: per liberare il terreno destinato al parcheggio, avevano segnalato anche al Cittadino, erano stati tagliati alberi ad alto fusto. C’era poi il problema dell’arrivo, della sosta e della ripartenza di decine e decine di mezzi pesanti ogni giorno, con tutte le conseguenze del caso tra fumi e polveri sollevate, che a lungo hanno obbligato i residenti a blindarsi in casa.
«Opere – sottolinea Legambiente – che erano in evidente contrasto con gli strumenti urbanistici sia comunali, quindi con il Pgt, sia provinciali, vale a dire il Ptcp, che prevedevano” per quell’area “una destinazione e un uso di tipo agricolo». La svolta nel maggio del 2019 quando l’area di ottomila metri quadrati, trasformata ormai a tutti gli effetti in un deposito di tir, è stata sequestrata dalla polizia locale di Monza, dando seguito alle indagini della magistratura – che ha poi affidato l’area in custodia al Comune di Monza. Le motivazioni della sentenza di primo grado saranno pubblicate entro novanta giorni: poi, gli imputati, che hanno sempre negato le accuse, potrebbero decidere di impugnare la sentenza.