Scade il protocollo d’intesa tra Asl e scuole e addio ai farmaci somministrati dal personale: si può solo chiamare il 118. Anche per uno shock anafilattico. O per un caso di epilessia. I genitori sono in allarme, l’Asl dice: sistemiamo presto.
I fatti. La burocrazia mette a repentaglio la salute dei bambini epilettici. Dalla ripresa delle lezioni se avranno una crisi in classe, dovranno attendere l’intervento dei sanitari del 118 e non potranno più contare, come succede da anni, su quello tempestivo degli operatori scolastici che somministrano un farmaco che blocca il malore.
È scaduto il protocollo che autorizza il personale scolastico alla somministrazione dei medicinali e nell’attesa del rinnovo i presidi hanno avvisato i familiari. Scatenando la paura e la rabbia tra i genitori che si sono visti recapitare la circolare dove, senza giri di parole, si afferma che «la somministrazione di farmaci in ambito scolastico da parte del personale è sospesa in attesa di ridefinire il protocollo di intensa con l’Asl di riferimento».
Perciò in caso di crisi epilettica «il personale chiamerà con massima urgenza il 112». Ma in questi casi i minuti sono preziosi. E il bambino in preda alla crisi che fino all’anno scorso sarebbe stato soccorso in pochi minuti, dovrà attendere l’arrivo dell’ambulanza e dei soccorritori unici autorizzati a dargli quel medicinale. Sperando che l’ambulanza non rimanga imbottigliata nel traffico.
«La somministrazione di questo farmaco avviene per via rettale e in modo molto semplice – precisa il dottor Daniele Grioni, responsabile dell’Unità semplice di neurofisiologia pediatrica della Clinica di neuropsichiatria infantile del San Gerardo – è uno strumento in dotazione anche alle famiglie per un intervento immediato che, invece, con questa circolare viene rinviato all’arrivo dei soccorritori». E le lancette dell’orologio scorrono pericolose. «Una crisi protratta nel tempo può essere un evento neurologico importante – precisa Grioni – è un peccato e fonte di preoccupazione per le famiglie che questa buona pratica fino ad oggi portata avanti nelle scuole sia stata interrotta».
I genitori impauriti delle possibili conseguenze si sono rivolti alla delegazione monzese di Elo (Epilessia Lombardia Onlus) che ha sede nel Centro di epilessia del San Gerardo (settore B, secondo piano) e di cui è referente Nunzia Lo Russo.
«In questi giorni i genitori ci stanno tempestando di telefonate – spiega l’avvocato Marilena Di Toma – questo protocollo ha sempre funzionato e speriamo in un suo immediato rinnovo. Peraltro dal 2012 a livello nazionale presso il Miur si sta lavorando a un progetto di legge sulla somministrazione dei farmaci nelle scuole. E all’ultimo incontro di giugno è stata inviata a partecipare anche la Federazione italiana epilessia della quale siamo membri. Fanno parte del Comitato anche il Ministero della Salute, Istat, Regioni, rappresentanti dei medici si occupano di diabete, epilessia, asma e allergie».
Perché a rischiare non sono solo gli studenti affetti da epilessia, ma anche quelli allergici, proprio come racconta Fabio Seveso, un papà che ha denunciato il fatto sulla rete, facendo scoppiare il putiferio.
«Il mio bambino di 4 anni soffre di allergie alimentari – spiega – Uno shock anafilattico potrebbe essergli letale in meno di trenta secondi. Il medicinale va somministrato subito, non si può attendere l’arrivo dei soccorsi».
Fabio Seveso ha inviato email all’Asl, in comune e al presidente del tribunale. «Che si è presa subito a cuore la vicenda – precisa – Ci troviamo di fronte a un clamoroso errore e a un reciproco palleggio delle responsabilità. È bizzarro sapere che questo protocollo è scaduto quindici mesi fa. A quel punto andava fatta la proroga e immediatamente colmato il vuoto legislativo».
Oggi la domanda e la paura di Seveso e degli altri genitori è sola una: «Ma se a mio figlio dovesse succedere qualche cosa a scuola e gli insegnanti seguendo la direttiva non dovessero intervenire su chi ricade la responsabilità?».
«Nel caso un bambino venisse colto da crisi epilettica o da shock anafilattico il personale formato interno alla scuola deve intervenire con la somministrazione dei farmaci salvavita».
È lapidaria la posizione della dottoressa Patrizia Zarinelli, direttore sanitario dell’Asl in merito alla vicenda, squisitamente burocratica, del protocollo ormai scaduto.
«Per noi la sottoscrizione di questo protocollo è tuttora in vigore – precisa – Dobbiamo comunque trovare una soluzione con il direttore dell’Ufficio scolastico provinciale».
L’incontro è fissato per giovedì 15 ottobre e durante il confronto potrebbe già essere sottoscritto un nuovo documento. «L’intenzione è quello di realizzare un protocollo transitorio – precisa Zarinelli – nell’attesa della sottoscrizione di un protocollo quadro di riferimento regionale che dovrebbe essere presentato entro la fine dell’anno e che riguarda appunto la somministrazione dei farmaci nelle scuole».
E nell’attesa che la burocrazia faccia il suo corso, se un bambino ha una crisi epilettica o uno shock anafilattico a scuola che cosa devono fare gli insegnanti? «Bisogna immediatamente intervenire – ribadisce il direttore sanitario –Qualora non si intervenisse la colpa ricadrebbe sui dirigenti scolastici».
Che in questi giorni hanno chiesto chiarimenti direttamente all’Asl. «Ho parlato personalmente con tutti i presidi che ci hanno chiamato – conclude – Mettendoli anche in contatto con il nostro medico di riferimento che da dodici anni forma gli insegnanti nelle scuole».