È stato salutato sulle carte funebri con la sua grande passione: Antonio Caspani, campionissimo di bocce, 100 anni. Era nato sette mesi prima della fine della Grande Guerra e mercoledì 28 marzo aveva spento cento candeline sulla torta. Originario della Zeguina, a Monza, aveva voluto festeggiare nel luogo che frequentava ancora assiduamente: il Bocciodromo di Triante. Salutato da famigliari, amici e dal sindaco Dario Allevi. I funerali si sono svolti lo scorso giovedì.
Malgrado l’età, Caspani non disdegnava di fare di tanto in tanto una partitella perché le bocce facevano parte della sua vita. Aveva iniziato a giocare a diciassette anni al Circolo di via Col di Lana e ben presto aveva dimostrato di saperci fare. La guerra lo aveva costretto ad impegni di ben altro genere – aveva iniziato il servizio militare nel 1939 e fatto la campagna di Russia -ma, una volta tornata la pace, aveva bruciato le tappe.
Nel suo palmares cinque titoli italiani di categoria A e più di cinquecento gare, tra nazionali e internazionali, vinte.
«Mi hanno soprannominato il Coppi delle bocce – aveva ricordato al Cittadino nel mese di marzo -e Pantera Nera. Quando entravo in campo volevo per forza vincere e anche adesso se qualche tiro non mi viene bene mi arrabbio».
E pensare che da bambino aveva rischiato che gli amputassero un braccio per via di un’infezione sopraggiunta dopo una vaccinazione e poi nel 1955, dopo un grave incidente in moto, i medici dell’ospedale di Lecco erano decisi ad amputargli una gamba.
Caspani non aveva saputo spiegare il suo segreto per i 100 anni: «Il destino ha voluto così» aveva detto.