Si sono sbriciolati sotto i morsi delle pinze meccaniche gli ultimi brandelli della Pastori e Casanova: della tessitura di via Dante, apprezzata per quasi un secolo in Italia e all’estero per le stoffe jacquard da arredamento, rimane ben poco. La demolizione delle parti pericolanti è stata imposta dal Comune alla Edilcentro, proprietaria dell’area, che, peraltro, chiedeva da tempo di avviarla per evitare nuovi crolli dopo quello verificatosi lo scorso agosto.
«Sta andando tutto bene – spiega Giuseppe Longoni, il tecnico che collabora con i titolari – temevo un effetto domino che invece non c’è stato. Mi preoccupava, in particolare, la porzione all’angolo tra le vie Dante e Grossi ma non ci sono stati cedimenti». Il degrado della fabbrica dismessa da alcuni decenni è stato accelerato dalla scarsa qualità dei materiali impiegati nella costruzione dei capannoni: «Ora che sono sezionati – commenta Longoni – si comprende che sono stati realizzati in modo miserevole, man mano che l’azienda si ingrandiva, con l’unico scopo di riparare i tessuti. E dire che quando, da giovane, lavoravo con i proprietari dell’azienda mi sembravano solidi: era tutta una finta». Sono stati tirati su al risparmio, precisa, ma nel rispetto delle norme edilizie cittadine di inizio Novecento: la Pastori e Casanova, fondata in vicolo Carrobiolo attorno al 1880, si è trasferita in via Dante qualche anno dopo: «La prima pratica – racconta il tecnico – è datata 1904, tutti gli ampliamenti successivi sono stati autorizzati dal Comune: a Monza da anni esisteva una commissione dell’ornato» mentre, afferma, in altre città gli stabilimenti spuntavano anche senza permessi.
Nei prossimi giorni le macerie saranno selezionate dalla ditta brianzola che ha eseguito la demolizione e recuperate: il ferro sarà rivenduto a una fonderia, dal legno verranno ricavati pannelli truciolati mentre i mattoni saranno triturati per ricavare lo stabilizzato impiegato nei sottofondi delle strade.
Il muro di cinta lungo via Dante sarà abbassato a un’altezza considerata sicura: a quel punto il comparto di 25.000 metri quadri sarà delimitato da una protezione che dovrebbe evitare incursioni di senza tetto o curiosi. «Nei prossimi giorni – aggiunge Longoni – risalteranno meglio il padiglione Nervi e la palazzina liberty» un tempo sede della direzione, poi della Provincia e ora succursale del Mosè Bianchi che pare faccia gola a una multinazionale interessata a trasferirvi gli uffici di rappresentanza.
A breve la Edilcentro dovrebbe presentare in Comune una proposta per il recupero dell’area destinata a ospitare abitazioni e negozi.