C’è una magia attrattiva che avvolge il rifugio Maria e Alberto ai Brentei, nel cuore delle Dolomiti del Brenta. Un colpo di fulmine, di quelli che ti prendono e non ti lasciano più, colpisce chiunque raggiunga la casa di pietre e roccia, nata baracca, divenuta rifugio e oggi gioiello di architettura e innovazione.
Lo scorso sabato il taglio del nastro ufficiale, a più di due anni dall’avvio dei lavori condotti dal progettista monzese Enzo Selvagno e dal suo staff, alla presenza delle autorità della Provincia di Trento che ha coperto l’80% delle spese con un contributo a fondo perso per la realizzazione di un progetto lungo 8 anni e costato due milioni di mezzo di euro. Un sogno inseguito dal Cai di Monza, proprietario della struttura fin da quando venne acquistata e subito donata da Gian Vittorio Fossati Bellani, sul finire degli anni Quaranta.
Montagne, Cai Monza in festa: i ricordi di famiglia all’inaugurazione
All’inaugurazione non potevano mancare loro, i discendenti di Gian Vittorio, che fu commissario tecnico della Nazionale di sci, presidente dello Sci Cai Monza che di fatto fu per anni fucina di talenti dello sci, approdati poi nella Nazionale. C’erano quattro delle cinque figlie di Gian Vittorio e otto dei dieci nipoti, tra cui anche Simone Centemero.
«Per la nostra famiglia il Brentei è sempre stato casa. Tutti noi cugini fin da piccolissimi abbiamo iniziato a conoscere e vivere la montagna in questi luoghi meravigliosi. Qui il nonno Gian Vittorio ci ha insegnato ad arrampicare e a sciare. Proprio su questi sentieri ho percorso la mia prima ferrata. Avevo otto anni, insieme a mio cugino Giovanni Galimberti. A guidarci c’era Bruno Detassis, il guardiano indiscusso di queste montagne».
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Rifugio Brentei: le foto dell’inaugurazione
Le immagini dell’inaugurazione del rifugio del Cai Monza Maria e Alberto ai Brentei, nel cuore delle Dolomiti del Brenta.
Montagne, Cai Monza in festa: l’inizio della storia
Sul finire dei Quaranta, mentre a valle si facevano i conti con la ricostruzione post bellica, Gian Vittorio Fossati Bellani, giovane imprenditore dell’azienda tessile monzese fondata dal nonno nel 1874, si regalava lunghe scalate tra le cime del Brenta. Ad accompagnarlo c’era Bruno Detassis, nome leggendario tra gli alpinisti. Insieme scoprirono la piccola baracca strategicamente collocata nel crocevia dei sentieri.
«Mio nonno pensò che sarebbe potuto diventare un rifugio ideale per tutti gli amanti di queste montagne. Rintracciò i proprietari e acquistò la baracca che venne subito ristrutturata e ampliata», continua Centemero.
Poi l’inaugurazione nel 1949 e l’intitolazione d’amore a Maria e Alberto, genitori di Gian Vittorio. A gestirla per anni fu Bruno Detassis: «Il nonno non l’ha mai considerata una sua proprietà, tanto che la diede subito al Cai di Monza. Ma per tutti noi è sempre stata “casa”, il luogo del cuore dove tornare».
Montagne, Cai Monza in festa: le tracce della famiglia al rifugio
A ricordo di quegli uomini pionieri scolpiti dalle rocce e dal sole, la famiglia Fossati Bellani ha donato al rifugio, in occasione dell’inaugurazione, una foto di Gian Vittorio e un quadro di proprietà della famiglia, che ritrae le cime del Brenta. Al centro della sala campeggia anche una statua di legno di Detassis.
Il rifugio resterà aperto fino ad ottobre, quando le condizioni del sentiero consentiranno di salire rigorosamente a piedi. Tantissime le prenotazioni già arrivate per tutta l’estate.