Mirra che sogna di fare il pilota e gli altri bambini dell’Ucraina curati a Monza (e poi finiti sotto le bombe)

Il Comitato Maria Letizia Verga di Monza in contatto con i bambini arrivati negli ultimi anni a Monza all’ospedale San Gerardo per essere curati, oggi sotto le bombe in Ucraina. Come Mirra, la bimba che sogna di fare il pilota.
Mirra, bambina ucraina protagonista due anni fa della campagna di sensibilizzazione del Comitato Maria Letizia Verga
Mirra, bambina ucraina protagonista due anni fa della campagna di sensibilizzazione del Comitato Maria Letizia Verga

Mirra sogna di fare il pilota. È ritratta insieme al papà nella campagna di raccolta fondi del Comitato Maria Letizia Verga. In una foto postata dal papà su instagram è ritratta con due grandi ali, in un’altra mostra un disegno con un arcobaleno e la scritta “andrà tutto bene”.

Mirra – nella foto protagonista di una campagna del Verga – è arrivata a Monza dall’Ucraina all’inizio della pandemia. A Monza ha trovato le cure necessarie, è guarita è tornata a casa. Adesso chissà se nella sua città, Kiev, bombardata, sta ancora disegnando un arcobaleno, pensando che, sì, alla fine andrà tutto bene.

È a Mirra e ai 5 bambini ucraini che sono stati curati a Monza negli ultimi anni che va il pensiero dei volontari e degli operatori del Comitato Maria Letizia Verga, ma anche di medici ed infermieri del Centro di via Cadore che è un polo internazionale per la ricerca e la cura delle oncoematologie del bambino. «Da una settimana siamo attaccati al telefono- spiegano dagli uffici di via Cadore- abbiamo contattato tutte le famiglie, già prima che l’Ucraina fosse attaccata avevamo chiesto loro se volessero tornare in Italia. Eravamo disposti a trovare un alloggio, sostenere le spese di viaggio». In realtà tutti hanno detto no.

Mirra, per esempio, che si è fatta fotografare con gli occhialini da pilota d’aereo in braccio al suo papà, ha deciso con la mamma di restare in Ucraina proprio perché al papà non è consentito lasciare il Paese.

«È una scelta comune a tutti i nostri ex pazienti- spiega Lorella Marcantoni, responsabile Comunicazione e fundraising del Comitato- del resto una famiglia che ha appena affrontato la malattia di un bambino vuole restare unita nelle difficoltà, anche in tempo di guerra».

Se i bambini guariti non torneranno a Monza, il Centro Maria Letizia Verga con la rete di tutti i centri oncologici pediatrici italiani , ha fatto rete e ha già scritto al ministro della salute rendendosi disponibile ad accogliere pazienti ucraini che necessitassero cure, così come a far partire i propri operatori nel momento in cui Croce rossa creerà un corridoio umanitario per portare aiuti.

«Riceviamo costantemente messaggi dai nostri amici ucraini – prosegue Marcantoni – ci aggiornano sulla situazione nei loro villaggi e nelle città. Qualcuno è arrivato al confine con la Polonia, ma ha deciso di restare in Ucraina per non dividere la famiglia. Sono persone speciali con cui abbiamo un forte legame. A Natale ci hanno mandato biglietti e regalini, i bambini ci inviano i loro disegni, le loro lettere sono piene di riconoscenza. Una mamma sta creando in Ucraina una associazione come la nostra per sostenere la ricerca e la cura delle leucemie nel suo Paese. Ora è difficile pensarli là, in un paese in guerra».n