I confronti tra i tecnici non si sono mai fermati mentre quelli tra i politici sembrano segnare il passo: in molti attendono di capire quanto pagheranno piazza Trento e Trieste e gli altri enti coinvolti per prolungare la metropolitana 5 da Bignami a Monza.
Il progetto potrà contare su 900 milioni di euro stanziati dal Governo a fine dicembre in seguito a un emendamento alla manovra di bilancio approvato dal Parlamento con un voto trasversale: Roma erogherà la sua quota in rate tra il 2019 e il 2027 mentre altri 350 milioni di euro dovranno essere garantiti dalla Regione e dai comuni di Milano, Monza, Cinisello Balsamo e Sesto San Giovanni.
I contributi a carico delle singole amministrazioni avrebbero dovuti essere definiti entro la fine di marzo, ma i ragionamenti sembrano ancora in alto mare: nei mesi scorsi il Pirellone ha assicurato che si accollerà una “fetta considerevole” della somma senza, però, specificare quanto. Il che, probabilmente, è la parte determinante del problema per non fare ricadere impegni economici troppo forti sulle amministrazioni comunali.
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Milano farà la propria parte, il resto sarà suddiviso tra gli altri tre municipi sulla base delle fermate e dei chilometri che la linea lilla effettuerà in ogni città. E in questo senso Monza occupa una fetta importante del futuro prolungamento.
Sul fronte tecnico, intanto, gli esperti si sono confrontati sulla collocazione del capolinea brianzolo al polo istituzionale di via Grigna, sul posizionamento degli accessi e dei parcheggi. Non sembrano, invece, in discussione le aree delle fermate previste in viale Campania, in via Marsala, in corrispondenza con lo scalo ferroviario, in piazza Trento e Trieste, in corrispondenza del Parco-Villa Reale, dell’ospedale San Gerardo e in via Grigna.
Il tracciato della 5 richiederà una variante al Piano di governo del territorio in modo da consentire l’avvio di alcuni interventi nelle vicinanze delle stazioni: il consiglio comunale dovrebbe avere tutto il tempo di modificare il documento urbanistico dato che i lavori per lo scavo delle gallerie non dovrebbero partire prima del 2022.
Secondo il cronoprogramma dell’opera, annunciato alla fine del 2018, fino alla primavera del 2021 i tecnici di MM saranno impegnati nella stesura del progetto definitivo e di quello esecutivo che recupereranno le analisi già effettuate per gli studi di fattibilità tecnica ed economica che hanno acceso semaforo verde sulla sostenibilità del rapporto costi-benefici.
Tra due anni l’azienda che gestisce le metropolitane milanesi dovrebbe bandire la gara per l’assegnazione dell’appalto: la procedura dovrebbe assorbire un altro anno e concludersi con l’individuazione dell’impresa a 2022 inoltrato.
A quel punto, salvo imprevisti e ricorsi da parte degli operatori esclusi dalla selezione, potrebbero aprire i cantieri. Gli operai dovrebbero scavare contemporaneamente in più punti del tragitto: la scelta non è di poco conto in quanto consentirebbe di comprimere i tempi e inaugurare le prime stazioni nel 2028. L’intervento richiederebbe d’ora in poi nove anni scarsi: più o meno il tempo stimato la scorsa settimana dal ministro dell’Interno Matteo Salvini a margine dell’inaugurazione della sede della Questura