Metropolitana 5 a Monza, ambientalisti e comitati: “Troppe criticità”

Un dossier di analisi e proposte e un pacchetto di osservazioni recapitato a Regione, Comune, Parco Valle del Lambro, ministero e Parco Valle del Lambro.
Alcune delle ultime fermate della M5 a Monza
Alcune delle ultime fermate della M5 a Monza

Troppe criticità nel progetto di prolungamento della metropolitana M5 a Monza: bisogna rifare il progetto. Lo sostengono il coordinamento dei comitati e delle associazioni ambientaliste della città e il Gruppo per la mobilità di Monza e Brianza che hanno recapitato un documento di analisi, e una serie di osservazioni, a Regione, Comune, al ministero della cultura e al Parco Valle Lambro, alla Provincia.

Gli atti ricalcano la sintesi del convegno organizzato lo scorso aprile e si traduce nella richiesta “di esaminare le criticità evidenziate e accogliere le proposte avanzate” da parte di giunta e consiglio comunale, seguito dall’appello all’esecutivo Pilotto “farsene carico, portandole in conferenza di servizi come condizione sine qua non ai fini dell’assenso dell’amministrazione all’approvazione del
progetto”.

Metropolitana 5 a Monza, le criticità dal Casignolo a Parco

Tra le proposte si conta quella di trasferire il megadeposito del Casignolo “nei siti industriali dismessi nell’intorno, come ex Philips e Diefenbach (nelle osservazioni si parla anche di ex Falck di Sesto, ndr), con un ridisegno complessivo del comparto compreso tra viale Campania, via Borgazzi, e a cavaliere di via Philips, unito ad un adeguato corredo a verde e a percorsi ciclopedonali all’intorno; si tratterebbe di un intervento coraggioso, in grado di riqualificare il contesto, degno di una amministrazione attenta alla salvaguardia del territorio“. Ne conseguirebbe lo spostamento della fermata Campania, nell’omonimo viale, alla rotatoria di San Fruttuoso.

Altra proposta: arretrare il capolinea oggi al polo istituzionale al punto di incrocio del tracciato di M5 con viale Elvezia e la ferrovia Milano-Chiasso, nell’ottica della sinergia tra sistemi di trasporto, cioè dove da anni (ma non c’è mai stato nessun passo concreto) si è ipotizzata una fermata Monza Ovest come quella invece prevista della Monza Est. E ancora: “Per la minimizzazione dell’impatto in tale contesto si può suggerire di utilizzare per la stazione l’esistente edificio di portineria alla Porta Monza, con gli ingressi sui due lati del viale Brianza, ma esterni alla recinzione del Parco, rendendo la stazione utilizzabile anche nelle ore di chiusura del Parco stesso”.

Metropolitana 5 a Monza e l’alternativa zero: cioè non farla

Queste le proposte. Nelle osservazioni si trovano poi rilievi sulla legittimità del processo della Valutazione di impatto ambientale, la richiesta di inserire nell’“Analisi e proposte delle alternative” anche “l’alternativa “zero”, cioè la non realizzazione dell’opera, a favore del potenziamento e razionalizzare delle linee ferroviarie esistenti”, viene suggerita un’analisi dei flussi casa-lavoro-studio e quelli interni a Monza, si manifestano “pesanti dubbi sul tracciato scelto a nord di Monza con una stazione nel Parco e il passaggio
sotto i giardini a est della Villa Reale, prima di piegare verso l’ospedale San Gerardo. Riteniamo che quel tratto possa avere un forte impatto ambientale, anche sulla flora e la fauna nel Parco e che potrebbe interferire pesantemente con la falda acquifera che, come noto, correndo da nord a sud, nel Parco è molto alta (a volte emergendo in risorgive). Inoltre, nel tratto est – ovest (Ospedale – Provincia), il progetto rischia di interferire pesantemente con la falda esistente. Senza dimenticare la problematica degli “occhi pollini”.