Tutti d’accordo, tutti sdegnati: l’entità della cassa integrazione riconosciuta agli ex lavoratori di Mercatone Uno è al di sotto dei livelli di dignità. Per integrare le 400 euro al mese mediamente riconosciute agli ex dipendenti rimasti senza posto dopo il fallimento della Shernon si era ipotizzata la possibilità di un emendamento alla manovra finanziaria.
Un modo per rimediare al colpo subito dai lavoratori che, per favorire il rilancio annunciato dalla stessa Shernon, avevano accettato contratti part time, salvo poi vedersi riconoscere, dopo la chiusura della società per ordine del Tribunale, una cassa ridotta ai minimi termini perchè calcolata su un orario di lavoro decisamente ridotto rispetto ai contratti originari.
Invece anche la finanziaria si è dimenticata di questi lavoratori, l’emendamento promesso dalla maggioranza è stato bocciato, sarebbe saltato per mancanza di copertura: «La tanta solidarietà dichiarata e sbandierata verso i 1700 lavoratori e lavoratrici della ex Mercatone Uno oggi presenti, non trova riscontro in atti concreti» afferma Maria Grazia Gabrielli, segretaria generale della Filcams Cgil.
«Una condizione paradossale, una storia sbagliata a cui non si vuole trovare un correttivo -prosegue Gabrielli- una mancanza di risposte che pesa e per la quale continueremo la nostra iniziativa auspicando in una ritrovata responsabilità da parte della politica per costruire comunque risposte in un prossimo provvedimento dedicato. Non vediamo quale tema, in questo tempo, sia più rilevante del dare certezze a chi lavora e che vive una situazione di difficoltà come quella in cui si sono trovati le lavoratrici e i lavoratori della ex Mercatone Uno in attesa anche di conoscere il loro futuro dopo la conclusione del bando di vendita e l’esame delle manifestazioni di interesse pervenute».
Uno dei negozi più prolifici di Mercatone Uno era a Cesano Maderno dove lavoravano 52 persone.