Meda, la guerriera Giada: «Contro la fibrosi alla fine ho vinto io»

Giada Claridi, 31enne nata a Cesano Maderno ma residente a Meda, è nata due volte: nel 2009 entra in coma poi un trapianto bipolmonare la salva ma perde l’udito. Oggi è sposata e lavora
La medese Giada Claridi, una lunga battaglia contro la malattia ma alla fine ha vinto
La medese Giada Claridi, una lunga battaglia contro la malattia ma alla fine ha vinto Cristina Marzorati

«Donare gli organi può salvare una vita. Io lo so». Un viso dolce, un modo di parlare tranquillo che ti disarma. Giada Claridi, nata e cresciuta a Cesano e dal 2011 residente a Meda, non è una trentunenne qualunque. Lei è nata due volte e ha combattuto tante di quelle battaglie, da meritarsi il soprannome di Xena ragazza guerriera. Oggi sorride, è sposata, ha un posto di lavoro, frequenta un corso di pasticceria e ne ha finito uno di trucco, ma quando aveva 4 mesi i suoi genitori scoprirono che era affetta da fibrosi cistica: una malattia genetica che provoca secrezioni molto dense a livello polmonare, causando grave insufficienza respiratoria. Nel 2009 la malattia quasi l’ha uccisa. Giada è stata più forte.

È entrata in coma, ha sconfitto anche la meningite, un aneurisma, ha perso l’udito e ora sente grazie a un apparecchio acustico. Ammette che è stato un calvario per lei e la famiglia, ma adesso può finalmente vivere. Perché? Nel 2009, quando i medici le avevano dato 10 ore di vita, un trapianto bipolmonare ha rimesso tutto in gioco. «Non è stato facile – si racconta – Dopo un’esistenza di ricoveri, a 24 anni la malattia si era riacutizzata. Non riuscivo a portare pesi, non riuscivo a respirare e venni ricoverata come sempre alla clinica “De Marchi” di Milano. Per venti giorni rimasi attaccata a una specie di polmone artificiale e poi ci fu il trapianto». Doloroso e difficile. Giada è stata risvegliata dopo due lunghe settimane. I farmaci che prenderà in seguito, le provocheranno anche la sordità.

«Era una delle controindicazioni. Mi sembrava di vivere in una bolla d’aria. Leggevo solo le labbra». L’operazione ha causato anche un aneurisma celebrare, ha contratto la meningite, ma ora è tornata in gioco. «La fibrosi cistica mi ha accompagnata sin dai primi mesi di vita. L’esame di terza superiore da operatrice turistica l’ho dato in ospedale». Da bambina non poteva fare le stesse cose dei coetanei. «Per problemi respiratori». Oggi però Giada è moglie. «Mio marito, Paolo, era lì quando mi svegliai dal coma. Quando mi chiese di sposarmi, non sentivo. Lo fece in una lettera».

Gli occhi si rigano di lacrime, ma Giada è forte. «Attraverso Facebook parlo dell’importanza del trapianto, di come donare possa davvero cambiare una vita. Io devo ringraziare mio marito, i miei genitori Agnese e Enzo. Sono stati anni difficili per me. La fibrosi cistica ti distrugge, soprattutto se sei madre o padre e a tua figlia danno pochi giorni di vita». Giada lavora come broker assicurativa a Milano. Il suo più grande rammarico? «I farmaci che sto continuando a prendere, non mi consentono di avere figli. Io adoro i bambini e così trascorro il mio tempo con i quattro nipotini» e finalmente il suo volto s’illumina di un bellissimo sorriso.