“Le maschere della salute. Dal Rinascimento ai tempi del coronavirus”, scritto dal seregnese Vittorio Sironi, per i tipi della Carocci editore, ha riscosso parecchio successo tra il pubblico presente in biblioteca civica Ettore Pozzoli di Seregno, la sera di giovedì 16 novembre, durante la presentazione da parte dello stesso autore coadiuvato da Paolo Viganò, altro seregnese, già primario infettivologo dell’ospedale di Legnano.
Nell’introdurre l’argomento, Sironi che è neurochirurgo, storico e antropologo e docente di storia della medica e della sanità e antropologia medica all’università Milano Bicocca, ha iniziato dicendo: «le mascherine protettive, consigliate o addirittura obbligate in questo tempo di pandemia, sono entrare a far parte della nostra vita, diventando il simbolo visibile dell’emergenza che stiamo vivendo. Una barriera protettiva per impedire il contagio, un confine per separare la parte sana da quella malata, un nuovo indumento che cela parte del viso rendendo difficile riconoscere la nostra identità e impedendo la comunicazione non verbale».
«Queste “maschere della salute” hanno una lunga storia sanitaria, dalle maschere della peste a quelle chirurgiche, dalle mascherine filtranti, a quelle maschere rianimatorie- ha continuato l’autore- sono diventati strumenti di prevenzione anche nel lavoro e nello sport. Il loro significato supera talvolta la dimensione sanitaria e la funzione protettiva, assumendo una rilevanza simbolica con implicazioni piscologiche e sociali, culturali e antropologiche: tutte dimensioni che, insieme al percorso storico-sanitario, sono analizzate dall’autore nel volume. Portare la mascherina è oggi un gesto semplice e importante: non solo in funzione anti-contagio. Certamente difende dal nuovo coronavirus, ma diventa anche un forte richiamo per un cambio radicale: della nostra esistenza e della nostra prospettiva culturale. La maschera può nascondere e ingannare, ma anche rivelare e proteggere».
Oltre che una storia, esiste anche una scienza e un’etica delle maschere della salute. «L’evoluzione storica di questi presidi- ha affermato Sironi, in un altro passaggio della sua esposizione- s’intreccia inevitabilmente con le tappe che hanno segnato il percorso del pensiero medico e della pratica sanitaria. Il razionale scientifico del loro uso è scandito dai crescenti successi contro le infezioni nelle sale operatorie e nei reparti di degenza degli ospedali, così come dall’aumentata capacità di contenere il contagio negli eventi epidemici e pandemici dell’ultimo secolo. La dimensione etica di questi strumenti è correlata alla funzione che svolgono: protettiva o terapeutica, e al conseguente adeguato e consapevole utilizzo da parte di chi la indossa».