Non solo Pm10. Monza, a proposito di inquinamento, si deve preoccupare anche dell’ozono troposferico. Nella classifica 2017 legata al numero complessivo di giorni di inquinamento, svetta la città di Cremona con 178 giorni di inquinamento rilevato (105 per le polveri sottili e 73 per l’ozono), segue Pavia con 167, poi Lodi, Mantova e Monza a pari giornate con 164 giorni di inquinamento totale, mentre Milano, con 161, si posiziona a breve distanza. Monza, con i suoi 78 giorni, è tra i primi posti per giorni di sforamento dei limiti per l’ozono (78 Lecco, 82 Varese, 80 Bergamo, 77 Mantova). L’allarme è lanciato da Legambiente nell’ambito della sua campagna “Mal’aria 2018”.
«Su tutta la Lombardia tira la solita irrespirabile aria, mitigata solo dalla variabilità meteorologica. Di protocolli ne abbiamo abbastanza, adesso servono le azioni efficaci: una decisa lotta ai diesel e misure strutturali per incidere su traffico ed emissioni. Ecco le nostre proposte ai candidati alle elezioni regionali»: così Legambiente, che sottolinea l’inefficacia delle misure: «nonostante 83 comuni, ben più dei 30 obbligati a farlo, abbiano emanato ordinanze antismog per adeguarsi al protocollo “Piano Regionale degli Interventi per la qualità dell’Aria” come previsto da Regione Lombardia per il recepimento dell’Accordo del Bacino Padano stipulato il 9 giugno 2017». Ad aderire sono stati trentasette comuni con più di 30mila abitanti previsti dall’accordo e 46 su base volontaria.
«L’adeguamento dei comuni chiamati a dotarsi di ordinanze è avvenuto con inerzie e ritardi – aggiungono gli ambientalisti – inoltre, a causa di forti limiti strumentali, l’azione di controllo dei veicoli circolanti è stata più episodica che sistematica, tuttavia, per quei comuni che hanno già inviato dati sull’attività di vigilanza emerge un dato di buona adesione alle misure da parte dei proprietari di veicoli, dal momento che a fronte di migliaia di verifiche, sono relativamente poche le infrazioni contestate a veicoli non a norma».
Legambiente, comunque, continua a considerare critica rispetto all’efficacia e alla pertinenza delle disposizioni previste dall’accordo del Bacini Padano: «commisurate alla dimensione dell’emergenza smog sul lungo periodo».
All’indice la mancanza di investimenti per risanare l’aria, mentre: «del procedimento di riscrittura del Piano Antismog di Regione Lombardia si sono per ora perse le tracce. La prima bozza da sottoporre a VIA avrebbe dovuto essere pubblicata il 3 dicembre scorso, ma probabilmente si attenderanno ancora alcuni mesi per superare il periodo delle elezioni».
Intanto, il blocco temporaneo delle auto private diesel (in Lombardia fino agli euro4), attuato per la prima volta il 19 di ottobre: «ha avuto delle conseguenze rilevanti sull’andamento del mercato automobilistico nazionale. Sino a settembre le vendite di nuove auto diesel in Italia stavano crescendo del 8,5% rispetto al 2016, mentre a novembre sono scese dello 0,1% e a dicembre del 7,5%».
A poche settimane dalle elezioni regionali per la Lombardia, Legambiente avanza un appello ai candidati: «La politica non può girarsi dall’altra parte di fronte ad una situazione che non è più emergenziale, ma cronica – sottolinea Barbara Meggetto – Sugli interventi per migliorare la qualità dell’aria che respiriamo i candidati alla presidenza della Regione Lombardia si giocano il futuro della salute dei cittadini».
Nove le richieste ai candidati alla presidenza di Regione Lombardia: «Stop agli investimenti per l’estensione della rete stradale e autostradale, trasferendo le relative risorse al potenziamento del TPL e all’infrastrutturazione elettrica delle reti di mobilità; la messa al bando dei diesel con una strategia a tappe ravvicinate per arrivare ad una “Lombardia libera da diesel” entro il 2025. E nel frattempo: fuori i diesel e i veicoli più inquinanti dalle città, con standard sempre più elevati da dover rispettare per poter accedere alle aree urbane; conversione del parco circolante verso la trazione elettrica; implementazione delle infrastrutture urbane per la mobilità ciclo-pedonale; potenziamento dei controlli su emissioni auto, caldaie e edifici, prevedendo un sistema sanzionatorio efficace; riqualificazione degli edifici pubblici e privati, per ridurre i consumi energetici e le emissioni inquinanti; ridisegnare strade, piazze e spazi pubblici delle città, creando zone 30 e ampie aree pedonali; aumentare il verde urbano sia nelle vie del centro che nelle periferie, ma anche sugli edifici; affrontare un programma per la riduzione delle emissioni dal comparto agricolo e zootecnico».