L’ospedale di Monza come una galleria d’arte. Un anno fa di questi tempi veniva avviato il progetto “HOSPITAL’Art. OSPED’ART” che ha trasformato la Palazzina Accoglienza, i corridoi che conducono ai settori A, B e C e gli ingressi degli stessi settori dell’Ospedale San Gerardo in padiglioni espositivi.
L’ospedale di Monza diventa una galleria d’arte: dodici artisti coordinati da Felice Terrabuio e Roberto Spadea
Venerdì mattina il presidente della Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori Claudio Cogliati, i dodici artisti di Streetartpiu, insieme ai loro coordinatori Felice Terrabuio e Roberto Spadea, hanno “festeggiato” l’anniversario con un tour delle esposizioni artistico-culturali all’interno del nosocomio.
«L’ospedale – ha sottolineato Cogliati – è un luogo di cura ma anche del prendersi cura. L’uomo ha un corpo e un cervello ma ha anche e soprattutto un’anima che deve essere sempre messa al centro».
L’ospedale di Monza diventa una galleria: scienza e arte dialogano tra loro
E così, tra quadri e installazioni delle più svariate cromie, è come se scienza e arte dialogassero tra loro lanciando un messaggio di bellezza e di speranza. L’astratto si accompagna al figurativo in un connubio di forme e di stili diversi.
«Il progetto – sottolinea Terrabuio – era iniziato, in realtà nel gennaio del 2020. Il Covid ci ha fermato ma questi anni sono serviti ad affinare la nostra produzione artistica per proporre il meglio».
L’ospedale di Monza diventa una galleria d’arte: chi sono gli artisti coinvolti
Le opere esposte portano la firma di Jorgelina Alessandrelli, Andrea Arrigoni, Mauro Calvi, Carlo Cecaro, Marina Giannobi, Joepalla, Elisa Mapelli, Giordano Redaelli, Sonia Scaccabarozzi, Roberto Spadea, Felice Terrabuio e Valeriangelini. La Art Gallery si può visitare tutti i giorni dalle 6.30 alle 21.30.
«L’ospedale si apre a stimoli vitali attraverso l’energia irradiata dal contemporaneo – afferma il critico Vittorio Raschetti – l’arte dà il suo contributo a decostruire il dolore, l’angoscia, la depressione, ovvero tutte quelle percezioni negative legate alla malattia»