«Per capire noi stessi dobbiamo imparare a vivere con gli altri». È questa la lezione della pandemia secondo monsignor Sergio Ubbiali, teologo, che affida ai lettori della rivista Grazia. Un intervento autorevole e particolarmente prezioso quello del sacerdote che dopo 48 anni è in procinto di lasciare Lissone per iniziare il servizio pastorale nella parrocchia milanese Santa Maria Nascente.
Dalle pagine della rivista in edicola questa settimana, monsignor Ubbiali pone in rilievo il senso del «vivere con» che contrasta l’individualismo in un periodo pandemico che ha fatto emergere «un’esperienza comune del Mondo». Il teologo spiega che «in questi mesi abbiamo toccato con mano non solo la differenza tra l’individualismo e il suo contrario, ma anche la nostra essenza di creature finite. Siamo abituati a ignorare il nostro limite e a vivere la vita come un continuo progresso, un balzo in avanti, un perpetuo miglioramento. E invece siamo esseri finiti e pertanto unici. Abbiamo una storia e un tempo delimitati e tutti nostri».
E afferma.«L’uomo di oggi è abituato a pensare: «quello che non faccio oggi, lo faccio domani». E invece dovrebbe, a mio parere, interrogarsi con uno stile diverso: che cosa mi caratterizza, chi voglio essere? La malattia- prosegue monsignor Ubbiali- ha attirato l’attenzione generale sul fatto che il tempo del corpo finisce e che quest’ultimo ha possibilità limitate. Ma ha un po’ oscurato l’altra domanda: su che cosa l’essere umano può fare di sé nei limiti che il suo proprio e unico tempo gli concede». Da qui la “lezione” del Covid-19: riflettere e investire sull’aiuto reciproco, imparare a vivere con e per gli altri.