Una nuova Pietra d’Inciampo a Lissone. Nel Giorno della Memoria, venerdì 27 gennaio, l’amministrazione comunale ha celebrato la ricorrenza con una cerimonia pubblica, in via Jenner angolo via Fleming, in memoria del deportato lissonese Aldo Fumagalli al quale è stata dedicata la Pietra d’Inciampo 2023. Alla presenza delle autorità politiche, civili e religiose, dei rappresentanti del Comitato per le Pietre d’Inciampo di Monza e Brianza, dei discendenti della vittima e di una delegazione di studenti delle scuole secondarie di secondo grado della città, è avvenuta la posa simbolica della Pietra d’Inciampo davanti a quella che fu Cascina Panceri, luogo di nascita e residenza fino alla deportazione di Aldo Fumagalli: una targa in suo ricordo è deposta in via Jenner angolo via Fleming, dove nei prossimi mesi sarà posizionato il sampietrino d’ottone definitivo realizzato da Demnig.
Lissone dedica un pietra d’inciampo a Aldo Fumagalli: la sua storia
Un piccolo blocco quadrato, incastonato nel suolo, su cui sarà inciso il nome, l’anno di nascita, il giorno e il luogo di deportazione, la data di morte della vittima. Un invito costante alla commemorazione della persona e alla riflessione per l’intera comunità cittadina. Figlio di Carlo Fumagalli, coltivatore diretto, e di Maria Ernesta Tremolada, casalinga, Aldo Fumagalli nasce a Lissone il 24 settembre 1921. Geniere del III Reggimento di Pavia, fu catturato dai tedeschi dopo l’8 settembre 1943. Internato militare, il 13 ottobre 1943 venne inviato al campo di prigionia di Dora (Turingia), acronimo di Deutsche Organisation Reichs Arbeit (Organizzazione del lavoro del Reich). Il campo di concentramento di Dora è legato alla storia delle armi segrete hitleriane. Era come un piccolo paese sotterraneo dove in poco tempo furono fatti completare ai deportati due tunnel all’interno dei quali vivevano i deportati, in alveari scavati nelle pareti, con scarsa ventilazione e illuminazione, senza acqua e installazione igienica. Dopo un anno dal suo arrivo nel lager, Aldo Fumagalli morì il 3 novembre 1944 per denutrizione e maltrattamenti.