Limbiate, 10 anni all’ex capo dell’ufficio tecnico: no comment del sindaco

Condanna in primo grado a 10 anni per l'ex capo dell'Ufficio tecnico di Limbiate: avrebbe prestato la sua identità al boss di Cosa Nostra Messina Denaro
Arresto Matteo Messina Denaro
Arresto Matteo Messina Denaro

L’ex capo dell’Ufficio tecnico di Limbiate, M.G., è stato condannato in primo grado a 10 anni di reclusione. È accusato di essere il prestanome di Matteo Messina Denaro nell’ambito di un processo per 416bis. Il giudice per l’udienza preliminare lo ha condannato a 10 anni di carcere. M.G. era stato arrestato lo scorso marzo e si trova da allora detenuto nel carcere di Voghera. L’accusa riguarda l’acquisto da parte di Messina Denaro di una Fiat 500 nel 2014 e di una moto BMW nel 2007, utilizzando una carta d’identità con i dati e la firma di M.G., ma con la foto dell’ex boss mafioso, arrestato il 16 gennaio 2023 e deceduto il 25 settembre dello stesso anno.

Limbiate, 10 anni di condanna per aver prestato la propria identità al boss

Nella sentenza emessa venerdì 17 gennaio, la Procura ha presentato una pec dell’Agenzia delle Entrate inviata a M.G. nel 2022, che segnalava bolli auto non pagati, inclusi quelli della moto al centro delle indagini. Per l’accusa, questa documentazione dimostrerebbe che l’uomo era consapevole dell’acquisto effettuato da Messina Denaro. Tuttavia, la difesa ha contestato la rilevanza di questa prova, sostenendo che non vi è certezza che M.G. abbia letto la pec. L’avvocato difensore Antonio Ingroia ha quindi annunciato ricorso.

La Procura di Palermo aveva chiesto 12 anni di carcere, mentre Ingroia aveva chiesto l’assoluzione, sostenendo che il suo cliente fosse vittima di un furto di identità orchestrato dal circuito di protezione della latitanza di Messina Denaro.

Limbiate, un arresto che fece scalpore: non comment del sindaco Romeo alla condanna

Una vicenda di giustizia che aveva fatto comprensibilmente parecchio rumore in città. Siamo come detto nel marzo 2024. Quando scoppia la notizia, c’è incredulità, ma soprattutto sgomento. Alla fine del giorno più lungo da quando è sindaco di Limbiate, il giorno delle perquisizioni e dei controlli dei Ros negli uffici comunali, Antonio Romeo commentava in prima persona la notizia dell’arresto dell’architetto dell’ufficio tecnico e responsabile della gestione delle opere legate al Pnrr, accusato di avere aiutato il boss Matteo Messina Denaro durante la latitanza.

Il sindaco (che all’epoca dell’arresto fece presente che il fatto non ha avuto alcun ruolo nell’assegnazione degli appalti, che sono in capo alla Centrale Unica sovraccomunale e che per sicurezza ogni passaggio burocratico sarebbe stato rivisto e riesaminato adeguatamente per dissipare qualsiasi dubbio residuo), ad una richiesta di commento sulla sentenza, in settimana ha preferito non rilasciare dichiarazioni.