Silvia Romano è stata liberata. «Sono stata forte e ho resistito. Sto bene e non vedo l’ora di ritornare in Italia»: queste le prime parole di Silvia dopo l’operazione dell’intelligence scattata la notte scorsa e gestita dai servizi segreti italiani con la collaborazione dei servizi turchi e somali. La volontaria si trova ora in sicurezza nel compound delle forze internazionali a Mogadiscio. L’annuncio dato dal premier Conte su Twitter: “Silvia Romano è stata liberata! Ringrazio le donne e gli uomini dei nostri servizi di intelligence. Silvia, ti aspettiamo in Italia!”.
Silvia Romano è stata liberata! Ringrazio le donne e gli uomini dei servizi di intelligence esterna. Silvia, ti aspettiamo in Italia!
— Giuseppe Conte (@GiuseppeConteIT) May 9, 2020
«Lasciatemi respirare, devo reggere l’urto. Finché non sento la voce di mia figlia per me non è vero al 100%»: così ha detto all’Ansa Enzo Romano, il papà di Silvia. Ora Silvia potrebbe già essere in Italia nella giornata di domenica 10 maggio.

Durante i mesi di prigionia sono state fatte varie ipotesi sul perché la giovane cooperante italiana fosse stata rapita, e da chi. Una serie di ipotesi che hanno toccato anche la Brianza, e Seregno in particolare. «Ho appreso dagli organi di stampa quanto pubblicato dal giornalista Massimo Alberizzi su “Africa ExPress” e su “Il Fatto quotidiano” il 21 giugno e dei successivi e correlati approfondimenti diffusi da parte di queste testate, con gli stessi contenuti, nei quali ho visto spendere in modo falso il mio nome rispetto a qualsiasi forma di coinvolgimento nelle vicende che ruotano intorno al rapimento di Silvia Romano. La struttura con cui collaboro è aperta a tutti, la documentazione è a disposizione di tutti, ho già collaborato con le autorità e lo farò ogni volta che sarà necessario, con la trasparenza che mi contraddistingue». Così nel giugno del 2019 Davide Ciarrapica, allora 31 anni, seregnese, gestore con la sua Onlus Orphans’s Dream, che ha sede in città in vicolo Caprera 11, di un centro per bambini a Likoni, villaggio separato da un braccio di mare da Mombasa, in Kenya, commentava così a il Cittadino il caso mediatico che lo ha suo malgrado investito, da quando cioè l’inchiesta giornalistica di Alberizzi ha ricollegato il suo nome a quello di Silvia Romano. Prima della sua scomparsa, Silvia era stata ospite per un mese circa dell’Hopes Dreams Rescue Sponsorship Centre di Ciarrapica e, secondo Alberizzi, tra le ipotesi al vaglio di chi sta indagando vi è quella che il suo sequestro sia avvenuto per tapparle la bocca su presunti casi di pedofilia di cui sarebbe stata testimone proprio a Likoni.
«Respingo al mittente – aveva spiegato allora Ciarrapica al nostro giornale – le gravi accuse e le orrende insinuazioni pubblicate da “Africa ExPress” e da “Il Fatto quotidiano”, che senza un’adeguata verifica hanno accostato me e la mia Onlus a ipotizzate vicende delle quali nulla so né ho mai saputo».