Non scrivo mai articoli in prima persona: bisogna poterselo permettere. L’eccezione è per questa edizione del Cittadino, l’ultima da me diretta: lascio, in accordo pieno con la proprietà, per un’offerta non prevista da parte di un quotidiano nazionale, dopo oltre due anni a Monza e in Brianza. Non è questa la sede per i “bilanci”: quelli li presenta l’amministratore delegato nei luoghi deputati. Però alcune cose vanno messe in fila.
Il Cittadino, rispetto alla cui storia il sottoscritto è un granello di polvere sul comodino, è oggi un giornale che fila, che prevede un 2017 in pareggio di cassa, che ha ridefinito aspetto grafico, organizzazione del lavoro, rapporto con i collaboratori, attualizzando con forza la sua vocazione lunga 118 anni.
Tutto questo grazie a una compagine di soci che dopo l’ingresso di Confindustria (oggi Assolombarda) ha garantito un impegno economico, gestionale e di capitale umano di grande spessore integrando managerialità, esperienza editoriale, coscienza del territorio e della tradizione.
Il primo ringraziamento va quindi all’ad Samuele Sanvito, al presidente del Cda Fabio Bombardieri e a tutto il consiglio, ai rappresentanti di Assolombarda (Massimo Manelli su tutti), di Sesaab (la cui competenza è stata motivo di grande conforto, soprattutto per le qualità personali e professionali di Massimo Cincera) e della Fondazione Talamoni, che con monsignor Silvano Provasi e con tutta la curia di Monza ha mantenuto uno sguardo vigile e partecipe alla vita del giornale.
Per un direttore è difficile immaginare un editore più rispettoso: zero pressioni “politiche”, tante economiche con cui fare i conti, ma con franchezza, e in un cammino comune. Lo stesso cammino compiuto, con pulizia e rispetto dei ruoli, con la squadra commerciale del giornale, coordinata da Fabio Latella: un’inesauribile garanzia di tenacia e correttezza con cui abbiamo lavorato per rafforzare il giornale settimana dopo settimana.
Grazie di cuore alla redazione, che ha subìto tagli capendone con responsabilità le ragioni: approfitto per chiedere scusa ai colleghi di mancanze, errori, trascuratezze; li ringrazio per la lezione di costanza e umiltà. Discorso simile, ma diverso, per i collaboratori. Non senza fatica abbiamo superato una logica consortile, legando l’efficienza e i risultati al lavoro. Più di altri hanno retto il peso di aggiustamenti complessi, garantendo un rapporto solido col territorio, muovendosi con passione e qualità, aiutandoci a rafforzare la leadership del Cittadino sulla carta e sull’online.
Ma è ai lettori che va il ringraziamento più netto. In un panorama editoriale che questi anni hanno spinto ben oltre la desolazione, è la vostra fedeltà a fare del Cittadino un patrimonio senza uguali. A garantire un presente e un futuro buono a chi persegue la via di un’informazione libera, autorevole, con padroni chiari e dichiarati e quindi senza padrini occulti, capace di presidiare la cronaca e di dire la sua su temi e partite non locali, ma intrecciate col territorio e col suo punto di vista. Capace di un racconto mai neutro, ma sempre tentativamente sincero, certo della propria identità, della propria cultura e della fiducia nella positività del lavoro: è questo, in fondo, l’unico vero antidoto alle fake news di cui si parla tanto.
Grazie a tutti quelli incontrati su questa strada: gli imprenditori, i sindaci, i rappresentanti di istituzioni e categorie, la gente comune salutata al camper, e poi chi ha scritto via mail, a mano, per criticare, chiedere, sollecitare, ringraziare. Questa trama di rapporti è la dote più grande che la dimensione locale mi abbia consegnato: non si può barare, quando si scrive di cose che il tuo lettore conosce spesso meglio di te.
La fiducia, il rispetto, le fonti, qui si guadagnano senza deleghe né scorciatoie: a tutti, di questo e del resto che non so dire, grazie.