Il cambio di marcia non è più rinviabile. Ma, per una volta, qualcuno ha girato la chiave nel cruscotto. Assolombarda, al Teatro Dal Verme, ha deciso di farlo davvero: “ReThinking Industry” non è uno slogan da convegno con i pasticcini, ma un invito a smetterla di lucidare vecchi ingranaggi sperando che ripartano da soli. A guidare la rivoluzione, un nome che sembra uscito da un romanzo di fantascienza: ForgIA. L’intelligenza artificiale, in questo progetto, non è il nemico dei posti di lavoro, ma la chiave per crearne di nuovi.
Non una minaccia, ma una possibilità. Finalmente. Peccato che i numeri, per ora, raccontino una storia meno eroica: solo il 15% delle medie imprese e il 7% delle piccole ha toccato l’intelligenza artificiale. Le altre la guardano da lontano, come si guardava la lavatrice negli anni Cinquanta: con sospetto e un filo d’invidia. Ma non c’è progresso senza rischio, e non c’è rischio senza un po’ di fiducia.
Nei prossimi quattro anni nasceranno 70 Data Center, il più grande a Pavia. Non sarà il Duomo di Milano, ma è un bel segno. Significa che l’Italia, almeno in parte, sta tornando a costruire. Non solo ponti e autostrade, ma connessioni. Eppure il problema non è (solo) nei circuiti. È nella testa. L’Italia resta un Paese che ama discutere del futuro per poi non cominciare mai. Abbiamo inventato il Rinascimento, ma ci fermiamo davanti a un aggiornamento software. “ForgIA” – se funzionerà – potrà servire anche a questo: insegnarci la sopravvivenza. La produttività, ferma da dieci anni, è la vera cartina di tornasole: non ci serve un altro decreto, ma una scossa. Forse questa. E allora ben venga una fucina che non batte ferro, ma idee.