La terapista di Carate: «Mia figlia e i miei nipoti con l’Isis»

La donna, Fabienne Schirru, lavora a Carate. Non ha notizie della figlia, sposata con un marocchino conosciuto in Italia e neanche dei suoi tre nipotini. Potrebbero essersi avvicinati all’Isis e partiti per la Siria
Una formazione armata dell’Isis
Una formazione armata dell’Isis

La porta del suo studio olistico, al piano terra di una palazzina di via Cesare Battisti non lontana dal municipio, è aperta. Fabienne Schirru si affaccia in corridoio e allarga un dolce sorriso sulle labbra.

Poi, capito di essere di fronte all’ennesimo cronista, all’improvviso si fa scura in volto e con un laconico «Andate via, non ho più niente da dire», chiude a chiave la porta e torna nel silenzio. Un silenzio che aveva deciso di rompere e in cui ora, forse pentita, vuole tornare con la stessa determinazione con cui non smetterà di fare tutto il possibile per capire dove siano finiti la figlia, Alice Brignoli, e i suoi nipotini, tre bambini d’età tra l’anno e mezzo e i sette.

Sono spariti tutti e quattro un anno fa, e la paura è che possano essersi avvicinati all’integralismo islamico. Sulla vicenda è stata aperta un’indagine partita proprio da una denuncia di Schirru, preoccupata del silenzio della figlia, sposata con un uomo d’origine marocchina e convertita alla religione musulmana.

Indagano i carabinieri del Ros di Milano. La vicenda della famiglia scomparsa nel nulla è balzata alla ribalta mediatica nei giorni scorsi, tanto che anche la trasmissione di Rai 3 “Chi l’ha visto?” ha puntato le proprie telecamere sul caso. Un clamore mediatico che Fabienne Schirru, francese da parte di madre, sarda da quella di padre, non avrebbe mai voluto. Non così, per lo meno. Dopo che anche il suo nome è divenuto di pubblico dominio, al centro olistico di via Battisti sono arrivate le prime telefonate e i giornalisti.

Tutti respinti dalla donna, ferma a non voler rilasciare altre dichiarazioni. Teme di aver già detto troppo, ed è convinta che alcune sue frasi siano state distorte. Interpellata da “Il Fatto quotidiano” proprio nel suo centro olistico, Schirru si era lasciata andare alle confidenze: «Alice era una ragazza splendida, libera, indipendente.

Non aveva nessuna credenza religiosa. Si era fermata alla prima comunione. Aveva trovato impiego in una ditta della zona. Lì ha conosciuto Mohamed, che lavorava come saldatore. Anche lui era un ragazzo tranquillo. Non era osservante. Proveniva da una famiglia integrata».

Sempre a “Il Fatto quotidiano”, la donna aveva raccontato di non riuscire a capire come fosse avvenuto l’avvicinamento della figlia all’islam più radicale: «L’unica spiegazione è che abbia trovato nella religione e in Mohamed la figura paterna che le è sempre mancata. Lei e suo marito hanno fatto un percorso assieme che li ha portarti alla conversione. Hanno smesso di lavorare. Per un po’ anch’io ho accettato le loro regole per essere accolta in casa e vedere così mio nipote: ho letto il Corano e Alice mi ha anche comprato il velo. Ma pian piano si sono chiusi e hanno escluso me, l’altro mio figlio e la famiglia di Mohamed»