La Provincia di Monza lascia il Consorzio Villa reale e parco. E lo fa perché non ha abbastanza soldi per farne parte. La decisione risale alle fine del 2017 ma è stata ratificata solo ora, in occasione della redazione dei bilanci di previsione dell’ente consortile che dirige la reggia monzese.
Nei documenti di fine febbraio è stata votata anche una delibera che prende atto della recessione della Provincia dalla composizione del Consorzio: ne faceva parte con il Comune di Monza, quello di Milano, Regione Lombardia, ministero ai Beni culturali e due non promotori, Assolombarda Confindustria e Camera di commercio.
La Provincia di Monza era entrata nel Consorzio a dicembre del 2010, un anno e mezzo dopo la sua costituzione: la sua quota di partecipazione era di 250mila euro all’anno. A pochi giorni dallo scorso natale il presidente provinciale Roberto Invernizzi, si legge della delibera consortile, “ha comunicato l’impossibilità per l’Ente di sostenere economicamente la partecipazione per l’anno 2017 e per gli anni seguenti” e dal momento che lo statuto della reggia prevede che “la qualifica di consorziato dura per tutto il periodo per il quale il contributo è stato regolarmente conferito”, è stata ratificata l’uscita dall’ente.
“Purtroppo da un paio d’anni la nostra amministrazione non è più in grado di sostenere economicamente questa partecipazione a causa delle note vicende legate alla riorganizzazione degli enti provinciali – ha scritto Invernizzi al direttore generale Piero Addis – Nella speranza che tale capacità di spesa possa essere a breve ripristinata, sono però che la Provincia possa essere comunque considerato un ente strumentale al raggiungimento di una serie di obiettivo statutariamente definiti dal Consorzio”. Invernizzi fa riferimento all’articolo 2, dove si legge che tra i compiti c’è “progettare, promuovere e realizzare percorsi turistici e itinerari di vista regionali e interregionali, che assicurino al complesso di cui al presente articolo un ruolo baricentrico nella costruzione di un circuito turistico culturale territorialmente ampio”.
Il consiglio di gestione fa però riferimento a un altro articolo più stringente, il 6, che “prevede la possibilità che altri enti ed istituti pubblici interessati possano ottenere la qualifica di Consorziati, a condizione che contribuiscano alla vita del Consorzio ed alla realizzazione dei suoi scopi mediante contributi in denaro, ovvero in beni e servizi” dello stesso valore almeno della quota di iscrizione.