La pazza primavera senza le api Il miele di Cavenago è andato ko

La pioggia e il freddo delle ultime settimane non hanno colpito solo gli agricoltori. Hanno danneggiato anche i produttori di miele. In particolare i produttori del miele di acacia. Anche a Cavenago Brianza il maltempo ha messo con le ginocchia a terra il più importante apicoltore del paese e della zona, Franco Mauri.
Franco Mauri, apicoltore
Franco Mauri, apicoltore

La pioggia e il freddo delle ultime settimane non hanno colpito solo gli agricoltori. Hanno danneggiato anche i produttori di miele. In particolare i produttori del miele di acacia. Anche a Cavenago Brianza il maltempo ha messo con le ginocchia a terra il più importante apicoltore del paese e della zona, Franco Mauri. «Il maltempo eccezionale degli ultimi mesi – ha spiegato nei giorni scorsi dalla sua azienda di via Manzoni – ha ostacolato il lavoro delle api che non sono riuscite a raccogliere dai fiori il polline e il nettare indispensabili per la loro sopravvivenza e la produzione di miele».

Non solo. Il freddo ha ritardato tutto il ciclo produttivo della natura e degli insetti: «Le basse temperature hanno fatto schiudere poche uova – ha aggiunto l’apicoltore – così facendo gli sciami hanno avuto un numero ridotto di componenti. Poche erano le api bottinatrici che al momento propizio sono state in grado di uscire dalle arnie e cercare i pollini di acacia».

E qui si innesta il secondo problema. Proprio quando le api erano pronte alla “caccia”, non erano pronte le piante a dare loro il materiale utile alla produzione di miele: «Le acacie, soprattutto, hanno avuto un ritardo nell’apertura dei fiori. E quando è avvenuta, l’acqua ha appesantito le corolle facendo cadere a terra i pollini, rendendone impossibile la cattura da parte delle api bottinatrici». Da qualche giorno è arrivato anche il momento di fare i conti anche con le conseguenze del maltempo. Per quanto riguarda il miele d’acacia, le stime della Coldiretti parlano di un calo della produzione, su base annua, di non meno del 60 per cento, con punte anche del 90, a seconda delle zone rilevate.

Mauri ha commentato così la sua raccolta: «Nella giornata di giovedì è iniziata la centrifuga del materiale utile a confezionare il miele – ha spiegato – una stima precisa, in chili, non la posso fare. Quando ho trasportato le arnie per avviarle alla centrifugazione mi sono accorto che sono molto leggere. Avere una produzione di miele di acacia almeno pari al 40 percento rispetto allo scorso anno sarà già un miracolo». Quindi Mauri si aspetta una produzione molto inferiore. Il che si tradurrà in un danno economico consistente.