La morte di Matteo La Nasa Parte il processo tra le lacrime

Si tornerà in aula il 5 maggio del prossimo anno per la morte di Matteo La Nasa, il giovane di Burago Molgora travolto da un’auto impazzita mentre era seduto a un tavolino del bar “Caminetto” di Versasio con la fidanzata e i genitori di lei.

Si tornerà in aula il 5 maggio del prossimo anno per la morte di Matteo La Nasa, il giovane di Burago Molgora travolto da un’auto impazzita mentre era seduto a un tavolino del bar “Caminetto” di Versasio con la fidanzata e i genitori di lei. Lunedì in tribunale si è aperto il processo, dopo una serie di richieste che hanno fatto slittare l’udienza al pomeriggio. In aula, la mamma di Matteo, Croce Castiglia, la stessa fidanzatina e la di lei mamma, che ha rimesso la querela per lesioni sporta dopo l’incidente facendo così estinguere il secondo capo d’accusa che pendeva su Davide Vassena, il ventunenne di Lecco accusato di omicidio colposo. È lui che, quel 18 luglio 2010, provocò la disgrazia. Matteo è morto il 21 novembre 2011, dopo sedici mesi di coma vigile.

Animi tesi e tanta disperazione, a margine della prima parte dell’udienza , con la giovane fidanzata della vittima in lacrime quando il difensore di Vassena ha riproposto al giudice la richiesta di patteggiamento già avanzata lo scorso 7 maggio in sede di udienza preliminare e rigettata dal gup Massimo Mercaldo su opposizione del pubblico ministero Rosa Valotta. Il pm aveva definito incongrua rispetto alla gravità di quanto accaduto la pena di un anno e 6 mesi avanzata dall’avvocato Stefano Pelizzari.

Per sostenere la sua richiesta, l’avvocato Pelizzari ha ricordato che il danno è stato interamente risarcito, chiedendo al giudice monocratico Salvatore Catalano di tenere conto della giovane età, della incesuratezza e della condotta processuale del suo assistito

Tornando ai dati processuali, il pubblico ministero d’udienza Giuseppe Pellegrino non ha prestato il consenso al patteggiamento, «non tanto per una questione di conti (l’avvocato Pelizzari, su sollecitazione del giudice, è tornato a proporre una pena più alta, tre anni con lo sconto di un terzo previsto per il rito alternativo, nda) quanto per una questione morale. Credo che sia giusto entrare nel merito dell’accaduto e lasciare che sia il giudice a decidere.