Un laboratorio espressivo che si è trasformato in un cortometraggio. Il progetto è partito a giugno grazie all’iniziativa dell’Uici (Unione italiana ciechi e ipovedenti) di Monza e si è concluso nei giorni scorsi con grandi risultati. Una decina di attori che non vedono, che si muovono nel buio e che non possono percepire (con la vista) gli sguardi e le espressioni del pubblico sono diventati i protagonisti de “La Barca dei sogni”.
“La Barca dei sogni” e il regista Max Brembilla
Un lavoro diretto dal regista Max Brembilla, insieme a Franco Piazza, che ha organizzato le riprese, che ha visto la luce poco prima di Natale. “L’idea – racconta Brembilla – era nata prima della pandemia e sono riuscito a realizzarla grazie all’Uici, un ambiente speciale, dove ho colto molta serenità”. Fare teatro con persone non vedenti è stata una scommessa. Non solo per il regista, ma prima ancora per gli attori. Qualche titubanza iniziale, inutile negarlo, c’è stata. “Qualcuno pensava di non riuscirci – sottolinea il regista – Alcuni sono saliti timorosi sul palcoscenico, impauriti dall’idea di dover imparare le battute a memoria, di ‘inciampare’ in quello spazio a loro tanto estraneo e preoccupati da ciò che avrebbero detto gli spettatori di fronte a quegli attori ‘speciali’”.
Giocare sul palco per “La Barca dei sogni”
Invece, man mano che le prove proseguivano le persone hanno scoperto la libertà del corpo, dell’espressione, in uno spazio dove vengono abbattuti giudizi e pregiudizi e dove, ciascuno con i propri tempi, i propri limiti e le proprie potenzialità ha raggiunto l’obiettivo. Ciascuno ha imparato in piena libertà ad usare la voce e il corpo trasformando le immagini in azioni fisiche, liberando emozioni e sensazioni, esplorando i sensi e affinando la percezione del proprio corpo nello spazio. “Fare teatro – conclude Brembilla – non consiste solo nell’imparare teorie e tecniche, ma è sapere giocare sul palco. Provare a divertirsi tornando bambini”.