Lacune gravi nella “gestione delle emergenze”, assenza di “procedure di sicurezza”. Troppi interrogativi ancora aperti nella tragedia dello scorso gennaio alla fabbrica metalmeccanica Lamina di Greco, quando 4 lavoratori, di cui 3 brianzoli, persero la vita a causa di una perdita di gas. Ditta che gli operai hanno sempre definito azienda modello, e che ora invece, stando alla consulenza tecnica affidata dalla Procura di Milano all’ingegner Muzio Gola e depositata nei giorni scorsi, emerge sotto una luce decisamente più fosca.
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L’accertamento è stato disposto nell’ambito dell’indagine per omicidio colposo relativa alla morte dei fratelli muggioresi Arrigo e Giancarlo Barbieri, dell’elettricista di Burago Molgora Marco Santamaria e del milanese Giuseppe Setzu. Secondo l’esperto alla Lamina mancavano le «procedure di sicurezza per i rischi connessi all’uso di gas argon per l’ingresso nell’ambiente confinato della fossa e durante il lavoro al suo interno».
E non c’erano nemmeno «procedure di sicurezza sulla utilizzazione della centralina di allarme del livello di ossigeno, in particolare sulla gestione della funzione di tacitazione» dell’allarme stesso. Sulla vicenda pesa un giallo: «tra le 15.30 e le 15.40 l’elettricista esterno Marco Santamaria, accompagnato dal dipendente Arrigo Barbieri si è diretto verso la zona del capannone in cui è sita la fossa del forno Ebner».
C’è da chiedersi per quale guasto era stato chiamato visto che dopo la tragedia tutto è risultato funzionante. La valvola del gas: «se fosse stata aperta dal mattino la fossa sarebbe stata completamente piena e quindi il Santamaria avrebbe avuto difficoltà già appena scesa la scala, come la ebbe Arrigo Barbieri. Si deve piuttosto ammettere che la valvola fosse stata aperta da poco e che la fossa fosse solo parzialmente riempita di gas», conclude la consulenza disposta dai pm Gaetano Ruta e Maria Letizia Mocciaro.
Altra domanda: perché aprire la valvola proprio poco prima che intervenisse l’elettricista? La conclusione del perito è che la causa della morte delle altre due vittime, Giancarlo Barbieri e Giuseppe Setzu, intervenuti in soccorso dei compagni, «è stata una gestione dell’emergenza tecnicamente errata, condotta generosamente e con loro personale sacrificio ma in assenza di un piano, di direttive, di conoscenza del pericolo e della sua natura, di un addestramento, di adeguati dispositivi di protezione personale».