«Non do colpe ai magistrati per quello che è successo a mio padre, però la sua perdita e il tentato suicidio di mia madre mi hanno devastato. Sono convinto che i magistrati faranno il loro lavoro e di dimostrare la mia totale estraneità ai fatti che mi vengono imputati». Parla Marco Menetto, il farmacista genovese indagato dalla Procura di Monza nell’inchiesta Pharmatraffic su un traffico di farmaci rubati. Racconta il suo stato d’animo in una intervista al Secolo IX, il quotidiano della sua città.
Menetto è il figlio di Francesco Menetto, 65 anni, il noto pediatra genovese che domenica notte si è gettato da un ponte lasciando un biglietto per i giudici di Monza: “La magistratura miope a volte uccide” ha scritto in riferimento all’arresto del figlio che dall’oggi al domani aveva sconvolto le loro vite. Un arresto che aveva avuto ripercussioni anche sulla sua vita professionale, con tante domande da parte dei pazienti sui farmaci prescritti e uno studio via via sempre più vuoto.
«Tutte le persone care che ruotavano intorno alla nostra vita ovviamente hanno accusato la situazione – racconta – Solo il pensiero che mio padre si è suicidato e mia madre stava per andargli dietro è devastante. Era una persona di spessore e professionalità indiscussi, una persona amata. Era unico, in continua ricerca. Non ha retto al fatto di essersi visto il figlio sbattuto in pagina con la moglie e messo alla gogna per indagini che devono ancora concludersi. Il processo non è ancora iniziato».
Marco Menetto ha ottenuto la revoca degli arresti domiciliari: la Procura di Monza per lui ha deciso l’obbligo di firma due volte alla settimana.