Ore infinite di viaggio, ma al sicuro, dopo aver vissuto giorni di angoscia sotto missili e bombe. Tra poco, tutti saranno anche accolti e curati, lontano dal dramma e dai pericoli del conflitto e di mancate terapie invece vitali. Arriva a Monza martedì 8 marzo, anche un po’ in anticipo sulla tabella di marcia, il pullman partito lunedì 7 dal confine polacco con a bordo 56 persone: 15 bambini pazienti oncologici, con le loro mamme, fratellini e sorelline e anche diverse nonne.
Un viaggio tutto monzese organizzato in pochissimo tempo e nato dall’incontro tra l’avvocato Agostino D’Antuoni e la onlus Ti do una mano, guidata da Lele Duse e impegnata da oltre 20 anni nell’accoglienza dei bambini ucraini. Un’idea che sembrava impossibile e che invece, sostenuta poi da una grande rete di solidarietà e con il contatto ininterrotto con prefettura, Comune, Ats, Asst Monza, associazioni è diventata realtà. Grazie all’imprenditore Marzio Iori è stato possibile noleggiare un pullman con il sostegno finanziario dell’azienda di Baranzate EuroGroup Laminations.
Sul mezzo che da poco ha varcato la frontiera del Tarvisio, i volti stravolti ma pieni di fiducia delle mamme e i bambini avvolti nelle coperte, mentre dormono tra i sedili. Il mezzo non è ancora arrivato, dovrebbe giungere nel pomeriggio, e già i volontari pensano a un secondo viaggio, tanta è la forza, qualcuno parla anche di provvidenza, che muove tutti.
Ad accogliere i bambini e le famiglie ci saranno i volontari della Croce Rossa e i medici della Fondazione Monza e Brianza per il bambino e la sua mamma che si occuperà di alcuni piccoli pazienti all’ospedale San Gerardo; altri saranno mandati in ospedali milanesi, dal San Raffaele al Besta.
Tutti saranno subito sottoposti a tampone, con l’impegno immediato di Ats. Alcune famiglie saranno accolte negli spazi del Comitato Maria Letizia Verga. La onlus Ti do una mano sta invece organizzando da giorni l’accoglienza del resto delle persone in arrivo. «Molti bambini malati sono accompagnati dalle mamme, ma anche da fratellini e sorelline e da nonne. Abbiamo quindi la disponibilità di molte famiglie, addirittura più di quante al momento saranno necessarie, per l’accoglienza di quella parte delle famiglie che non resterà in ospedale accanto ai bambini malati». Intanto la rete di aiuti non si ferma.
Tantissime le telefonate che giungono ai volontari in questi giorni: sono persone che si rendono disponibili per un aiuto concreto, per aprire le porte di casa, per inviare un contributo.