Il calcio dei dilettanti e la crisi: «Una stagione ci costa come minimo 65mila euro»

Una stagione può costare 65mila euro, come minimo. La crisi ha colpito anche lo sport e le società di calcio dilettantistico oggi reggono soprattutto grazie al sostegno economico dei dirigenti, alle quote d’iscrizione e alla collaborazione dei volontari.
Calcio, una partita tra Dominante Monza e Brugherio
Calcio, una partita tra Dominante Monza e Brugherio Fabrizio Radaelli

Un presidente lo ammette ironicamente: «Ormai ci sponsorizziamo tra di noi». Come dire che il calcio dilettantistico, ora più di prima, regge soprattutto grazie al sostegno economico dei dirigenti e alla collaborazione dei soliti volontari. Perché, inesorabilmente, la crisi ha colpito anche qui, tra chi deve considerare le spese per l’affitto dei campi, per il pagamento di luce e gas, per l’acquisto di tute e palloni. Gli sponsor latitano, l’amico negoziante che ti dava un contributo per veder esposto uno striscione con il proprio nome al campo, pure. E di queste «assenze» i responsabili dei club, impegnati a preparare bilanci che non possono essere solo agonistici, devono tenere conto.


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«Di società in difficoltà – riconosce Ermanno Redaelli, presidente della delegazione di Monza e Brianza della Federazione italiana gioco calcio – ce ne sono. Ma, al momento, non ho notizia di rinunce o di fusioni in vista della stagione 2015-2106. Insomma, non penso a un’imminente “moria” di società. Ma molte dovranno comunque ridimensionarsi».
Qualche inevitabile sforbiciata, dunque, è in arrivo. Questo, del resto, sarà pure calcio «minore», ma le spese non sono poi così limitate. Anzi. E in momenti come gli attuali, pesano di più.

Per dare un’idea, la gestione annuale di un club con 200 tesserati distribuiti in una decina di formazioni costa dai 65.000 ai 70.000 euro. Il «sacrificio» finanziario può arrivare a 100.000 euro se i tesserati sono 300. Le entrate sono costituite per buona parte dalle quote pagate dagli stessi tesserati. Un esborso che di solito non viene chiesto ai giocatori della prima squadra. Poi ci sono gli aiuti degli sponsor «sopravvissuti», di qualche amico della società, gli interventi quasi sempre decisivi dei presidenti e consiglieri e le entrate garantite dai tornei, con relativo indotto. Cioè, la vendita dei biglietti e dei panini con la salamella offerti dall’immancabile chiosco.

«Il proliferare dei tornei – commenta Redaelli, responsabile di una Delegazione con 150 sodalizi – si spiega pure così. Ormai sono una voce primaria per le società». Il Comitato regionale della Figc, intanto, ha raggiunto un accordo con Unicredit, Banca Prossima del Gruppo Intesa e le Banche di credito cooperativo. Grazie a questa intesa, le società potranno dilazionare il pagamento della quota d’iscrizione ai campionati con un tasso favorevole. In precedenza, era tollerata una certa «elasticità» nel saldo delle quote.

Dalla stagione 2015-2016, invece, le scadenze dovranno essere rispettate. Ora, però ci sarà la possibilità di un pagamento a tasso agevolato. Un altro segnale che evidenzia le difficoltà incontrate da tutto il movimento.