Il Lions club Seregno Brianza di cui è presidente Massimo Giardina, giovedì 20 settembre, ha organizzato un interessante meeting culturale con Pietro Ichino, 69 anni, giurista, dal 2008 e per 10 anni è stato senatore della Repubblica Italiana fino al 2018 e dal marzo scorso ha ripreso l’insegnamento all’Università Statale di Milano, l’insegnamento del diritto del lavoro. L’evento era all’interno di un intermeting con i Lions club Aid Seregno , Borromeo di Cesano Maderno e Desio.
Professor Pietro Ichino, che cosa l’ha spinta a scrivere il suo ultimo libro, La casa nella pineta (Giunti ed.), che ha presentato giovedì a Giussano?
Ho sentito il bisogno, e al tempo stesso il dovere, di dar conto degli eventi straordinari attraverso i quali sono passato in mezzo secolo di vita adulta, dal ’69 all’ “autunno caldo”, agli anni di piombo nei quali sono stato un bersaglio dei terroristi; e anche degli incontri straordinari che l’hanno segnata, da Don Lorenzo Milani a Bruno Trentin, a Pietro Ingrao e Giorgio Napolitano. Fa parte del “dovere di restituire”.
Venendo all’attualità, qual è il suo parere sul progetto del “reddito di cittadinanza” che il M5S ha posto al centro del proprio programma elettorale e ora si propone di realizzare?
Il nome è sbagliato: con questo termine si intende una rendita che viene erogata dallo Stato a ogni persona, senza altro requisito se non quello della cittadinanza. È una cosa che esiste soltanto in Alaska, per ragioni molto particolari. Quello che propone il M5S è invece uno schema sostanzialmente simile a quello del “Reddito di Inserimento”, condizionato a una situazione di povertà della persona interessata e alla sua disponibilità a partecipare alle iniziative necessarie per l’inserimento o reinserimento nel tessuto produttivo.
Dunque lei è favorevole a questo progetto?
Il M5S propone, sostanzialmente, un notevole aumento dell’entità del sussidio erogato e un ancor più rilevante ampliamento della platea dei beneficiari. Se ci fossero le risorse per farlo, chi potrebbe non essere d’accordo. Il problema è che le risorse sono molto scarse. E quando parlo di risorse scarse non mi riferisco soltanto al denaro, ma anche al know-how operativo per far funzionare davvero la condizionalità dell’erogazione: cioè per rendere effettivo il vincolo della disponibilità del beneficiario alle iniziative necessarie per la rioccupazione.
Cosa pensa del taglio dei vitalizi ai parlamentari definito da Tito Boeri “sistema insostenibile”?
Concordo pienamente con quello che ha detto Tito Boeri. Penso che su questo terreno in passato siano stati commessi degli eccessi gravi, non soltanto dal Parlamento ma anche e forse ancora di più dai Consigli Regionali. Correggere quegli eccessi è giusto, anzi politicamente indispensabile per ricostruire un rapporto di fiducia tra gli elettori e gli eletti. Nelle proposte del M5S vedo però anche qualche cosa di troppo: una volontà di “punizione” indiscriminata di tutti gli ex-parlamentari in quanto tali. Questo intendimento non fa bene né al sistema politico né a quello economico.
A proposito di politica economica, che cosa pensa delle pressioni di Lega e M5S sul ministro Tria perché “trovi i fondi necessari” per attuare i loro programmi a tutti i costi?
Ne penso molto male: con questi atteggiamenti infantili, M5S e Lega invece del “cambiamento” perseguono il ritorno a uno degli aspetti peggiori della prima Repubblica: la cultura della spesa pubblica come variabile indipendente. È la cultura che ha portato ai duemila miliardi del nostro debito attuale.
Sulla legge Fornero vede un certo ripensamento di Salvini?
Non è chiaro se la Lega fa propria la proposta di Alberto Brambilla, consistente in misure che favoriscano la nascita di “fondi di solidarietà” di settore, come quelli dei settori bancario e assicurativo, finanziati principalmente dalle imprese interessate, destinati a consentire il prepensionamento dei sessantenni nelle situazioni di crisi aziendale. Se così fosse, vorrebbe dire che sul terreno pensionistico la Lega ha abbandonato la linea della “soppressione della riforma Fornero”. E sarebbe una gran bella notizia per il Paese: basterebbe questa per abbassare lo spread di una ventina di punti.
Qual è il suo pensiero sulla proposta del ministro di imporre la chiusura domenicale dei negozi?
Ho esposto dettagliatamente in un articolo pubblicato su lavoce.info i nove motivi per cui sono contrario a questa misura. Su questo terreno mi sembra che si debba lasciar operare la contrattazione collettiva. Una eventuale norma legislativa che imponesse la chiusura, del resto, sarebbe comunque derogabile da parte del contratto collettivo aziendale o territoriale.
Problema Olimpiadi invernali , Milano-Cortina, L’Italia può sopportare una simile spesa nelle condizioni in cui si trova, dopo che Roma ha già rinunciato ?
Questi grandi eventi, se gestiti bene, hanno un bilancio complessivamente positivo per l’economia del Paese.
Che cosa pensa della semplificazione della legge sul lavoro di cui il ministro del Lavoro Di Maio è tornato a parlare?
Col termine semplificazione si possono indicare almeno due cose, notevolmente diverse tra loro: una cosa è la maggiore semplicità, chiarezza, facilità di lettura del testo legislativo, una cosa diversa è la semplificazione del contenuto dispositivo della legge, delle figure negoziali che essa istituisce, dei comportamenti che essa prescrive, degli adempimenti burocratici che essa impone. Entrambe le cose sono molto utili per togliere sabbia dall’ingranaggio del mercato del lavoro; ma se si vogliono fare le cose bene è importante chiarire quale delle due si intende perseguire, o se si intende perseguirle entrambe.