Guerriglia al corteo No Expo, il racconto dall’interno della manifestazione

Il racconto della guerriglia al corteo No Expo del primo maggio. Alle 5 e 22 minuti del pomeriggio di venerdì, il bilancio era di una lattina di birra e poche uova lanciate all’indirizzo della polizia. Questione di minuti, e la devastazione si sarebbe rivelata in tutta la sua violenza per almeno un’ora.
Il corteo no Expo di Milano
Il corteo no Expo di Milano

Alle 5 e 22 minuti del pomeriggio di venerdì, il bilancio era di una lattina di birra e poche uova lanciate all’indirizzo della polizia, oltre ad una serie di vetrine imbrattate o infrante. Questione di minuti, e la devastazione si sarebbe rivelata in tutta la sua violenza per almeno un’ora. Milano, primo maggio, cronaca di un pomeriggio di follia annunciata alla May Day Parade, quest’anno dedicata alla protesta anti Expo: auto bruciate a decine, 400 lacrimogeni sparati, banche date alle fiamme, uffici postali assaltati, vetri in frantumi ovunque.

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I disordini sono partiti dall’imbocco di Corso Magenta, e si sono susseguiti fino a Pagano, seguendo l’onda devastatrice del blocco nero, un piccolo esercito di incappucciati in tenuta nera da guerriglia, almeno 7-800. Tanti, arrabbiati, e decisi.
Italiani e stranieri. Il segnale lo hanno dato le prime bombe carta, il resto è storia, tra sassaiole, incendi. Gli stessi indumenti che molti avevano indossato nelle ore precedenti, durante la parte tutto sommato pacifica della manifestazione. Si è scelto, da parte delle forze dell’ordine, una strategia attendista per limitare il numero dei feriti e pericolosi reflussi di folla contro la parte innocua del corteo.

È stato un parziale successo, secondo molti politici e commentatori. La sensazione dalla strada, è che ai teppisti sia stata data comunque troppa libertà di movimento. Con una tattica simile, inevitabilmente limitato il numero degli arresti, 5 in tutto, più altri 5 francesi arrestati a Genova il giorno successivo.