Un’ovazione da stadio ha accolto Adriano Galliani al liceo Zucchi. Mercoledì 8 marzo in mattinata l’amministratore delegato del Monza calcio ha incontrato un nutrito gruppo di zucchini per una lectio professionale ma soprattutto sportiva. Con lui anche Sergio Gianni, storico collaboratore del Cittadino e Fiorenzo Dosso, ex zucchino e tifoso del Monza: come ha detto lo stesso Galliani, «io e Fiorenzo siamo quelli che sanno di più del Monza in tutta la città».
Galliani al liceo Zucchi di Monza: “Sono tornato a casa mia”
Un’ora intensa di grande scambio tra i giovani e l’ex senatore che ha saputo districarsi tra le domande dei ragazzi, usando spesso come parola chiave «passione», quella per la sua città, la sua squadra. Come ha detto citando il suo pensiero nel libro scritto in occasione dell’anniversario dell’Ac Monza, «sono nato a Monza tutti i sacramenti li ho ricevuti nel duomo di Monza, sono un tifoso grazie alla mamma, sono stato in prestito al Milan e adesso sono tornato a casa mia. Il Monza è stato per me quel che Itaca è stato per Ulisse».
Alta l’attenzione al suo ricordo di ragazzo, negli anni ’60, quando prendeva il pullman da via Cavour alle 4 di mattina per andare in trasferta con gli altri tifosi, come testimoniano i cori della curva “Galliani uno di noi”, perché è così prima di tutto un amante del calcio della squadra della sua città poi l’amministratore delegato. «Adesso voglio occuparmi solo del Monza, ed è quel che faccio. Vado a Monzello e parlo con tutti poi mi sposterò allo stadio – racconta Galliani – dove stanno facendo un corso per allenatori. Ho deciso che l’ultima cosa professionale che voglio fare è occuparmi del calcio Monza. Abbiamo mantenuto la prima promessa passando dalla serie C alla serie A, adesso dobbiamo restarci più a lungo possibile».
Galliani al liceo Zucchi di Monza: “Berlusconi ed io veniamo ripagati dalle vittorie”
Non sono mancati i riferimenti alla sua precedente esperienza al Milan, dove è stato per 31 anni ma, anche lì – sottolinea – tutto è nato grazie all’esperienza pregressa fatta con il Monza, di cui è stato comproprietario dal 1975 al 1985. Tante le domande dei ragazzi, tra le tante lo ha colpito una legata alle «difficoltà e rischi che si incontrano quando si deve amministrare una società di calcio».
«Il sistema calcio perde soldi, per questo le persone si pongono questa domanda – ha risposto – in qualsiasi categoria. Silvio Berlusconi, mi disse “il Milan afferisce alla sfera dei sentimenti e non del business”. Si parla di una logica diversa, in quegli anni lo stesso Monza era gestito da diversi industriali brianzoli. Il calcio di adesso è legato a proprietà straniere che investono con la speranza che aumenti il valore delle società. Noi abbiamo preso il Monza non certo per investire, ci è costato molto, ma solo per passione e amore. Conosco Berlusconi da anni ma gli occhi che aveva quando abbiamo vinto a Pisa e quando il Milan ha vinto la coppa dei campioni a Barcellona, sono i più veri che ho visto, l’emozione che ha provato era indescrivibile. Veniamo ripagati dalle vittorie, come quella contro la Juventus».
Galliani al liceo Zucchi di Monza, il migliore resta Van Basten
Tra i tanti campioni che ha visto chi è nel suo cuore e che ancora oggi ritiene il migliore al mondo è l’olandese Marco Van Basten, nel Monza non ha un “prediletto”. «Ho scelto un capitano con caratteristiche straordinarie una su tutte è monzese – continua-. Matteo Pessina è cresciuto nelle giovanili del Monza, è un grande capitano in campo e anche fuori, ha a cuore la società perché è nato qui». Non sono mancati anche i riferimenti al nuovo allenatore Raffaele Palladino, che arriva dalle giovanili sempre del Monza.
«Quando c’è stata la necessità di cambiare ho pensato subito a lui ma avevo bisogno della “benedizione” di Berlusconi – conclude – così ho lasciato che si parlassero. Era poco prima della partita contro la Juventus, per questo proposi a Raffaele di aspettare ma lui ha voluto iniziare immediatamente e abbiamo vinto. Da allora siamo risaliti e oggi siamo dietro le sei grandi squadre italiane. Ho avuto intuito e fortuna»